Educare è rigenerare ed è un atto di speranza
«Rabbunì, che io veda di nuovo!». Tornare a vedere di nuovo, e non come prima. Ricominciare a vedere, a vedere le cose, la vita e se stesso con la nuova capacità di vedere che Gesù gli da.
Il Mieac, in particolare, vuole fare memoria della profonda valenza educativa che ha caratterizzato la loro missione.
Messaggio di Papa Francesco
Si tratta di un capovolgimento di valori: “Il più grande diventi servitore degli altri”.
Non siamo condannati a ripetere né a costruire un futuro basato sull’esclusione e la disuguaglianza, sullo scarto o sull’indifferenza; dove la cultura del privilegio sia un potere invisibile e insopprimibile e lo sfruttamento e l’abuso siano come un metodo abituale di sopravvivenza. No!
Gesù non è un legalista e nemmeno è venuto per giudicare e condannare, ma per ricordare all’uomo l’altezza straordinaria della sua vocazione.
“Verso un noi sempre più grande”. È necessario camminare insieme, senza pregiudizi e senza paure, ponendosi accanto a chi è più vulnerabile: migranti, rifugiati, sfollati, vittime della tratta e abbandonati. Siamo chiamati a costruire un mondo sempre più inclusivo, che non escluda nessuno.
Chi con verità e passione interiore si dà da fare per rendere il mondo, la società, l’ambiente in cui vive più giusti, più fraterni e cooperativi, costui appartiene già al numero dei discepoli e non viene sconfessato da Gesù.
La logica del regno di Dio è capovolta rispetto ai criteri di questo mondo.
Gesù fa una domanda che provoca in prima persona.
«Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
