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Cellulari in classe

Mi stanno facendo riflettere i casi di cronaca sull’uso e sequestro dei cellulari a scuola, con le reazioni violente di genitori contro i professori. (mi riferisco in particolare all’articolo su Facebook di Famiglia Cristiana, e alle risposte date sul sito di FC alla domanda: ” E’ giusto che i professori sequestrino i cellulari ai ragazzi?”). Il rispetto delle regole è giusto, ma evidentemente non così naturale e condiviso tra scuola e famiglie! Mi domando: Come può un insegnante far comprendere ai suoi studenti l’importanza e il valore di rispettare la regola di non usare il cellulare in classe, basilare norma di convivenza sociale, evitando sia il sequestro sia il permissivismo, e come condividere questa impostazione con le famiglie? Mi sembra un problema concreto che evidenzia molte difficoltà e nodi della relazione educativa tra adulti – genitori, insegnanti- e ragazzi. Grazie
Anna Zenga


 

Risponde la prof.ssa Mirella Arcamone:
 
Cara Anna, 
Quanti stimoli in una sola domanda! 
I nostri ragazzi – e noi stessi!  – sanno fare a meno del cellulare? Del collegamento,  dell’essere online? cioè visibili, “visti”, perciò vivi…?
 
Genitori e insegnanti sono in grado di non arroccarsi nei propri rassicuranti ruoli? Sanno lasciare attacco e difesa… per guardarsi negli occhi e dialogare di ragazzi, di vita, di paure e sogni, di sballo e di progetto…
 
Ma la questione centrale che poni è forse quella delle regole.  E mi viene in mente il bel libro di Gherardo Colombo, che ti consiglio: Sulle regole.
Le regole – quelle “uguali per tutti “- le hanno fatte i poveri e i deboli perché le rispettassero anche i forti. Andrebbe spiegato ai ragazzi  (o forse scoperto insieme). Senza, sono i forti ad avere la meglio, a spadroneggiare. Non a caso i dittatori fanno leggi e le disfano a piacimento e in ogni consesso  i potenti si arrogano il diritto di cambiare le leggi secondo i propri interessi. Siamo in una questione cruciale per la stessa vita democratica.
 
Forse… lavorando così, aiutiamo i ragazzi a scoprire che limiti ragionevoli, condivisi,  compresi,… sono magari ugualmente faticosi, ma consentono al gruppo  (alla classe,  alla società. ..) di con-vivere in maniera più giusta, più uguale, persino più bella, armonica. 
È chiaro che per un percorso così non basta la sanzione, necessitano adulti capaci di mettersi in gioco, di dare ragione delle regole, che si sforzano di essere anch’essi coerenti. 
Nella scuola poi le materie diventano strumento privilegiato per questa scoperta. Senza regole infatti non c’è convivenza civile,  ma non si tira su neanche un palazzo.