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Dall'io al noi

N° 1 – 2023

Dall’io al noi. Per una cultura della condivisione

Editoriale di Vincenzo Lumia
Presidente dell’Associazione di volontariato “Movimento di Impegno Educativo”

LA CONDIVISIONE È ANCORA UNA VIRTÙ?

Speravamo che dalla pandemia saremmo usciti migliori, come singoli, come comunità, come società, nel fare politica a livello nazionale ed internazionale…A guardare la realtà odierna sembra purtroppo che i cori a base di “ce la faremo”, “siamo tutti sulla stessa barca”, “grazie angeli ed eroi” (nei confronti di medici, infermieri, volontari), siano stati più che altro l’espressione della pia illusione di un possibile cambiamento verso orizzonti più ampi di solidarietà, fratellanza, umanità; sembra che la speranza abbia ceduto il passo alla delusione, all’amara constatazione che la lezione non sia bastata, che il virus dell’individualismo radicale si stia diffondendo a macchia d’olio, che l’io prevalga sempre e comunque sul noi. Il detto popolare “ognuno per sé e Dio per tutti” pare riassumere bene la filosofia spicciola che è sottesa ai modi di essere e di fare di larga parte della gente.

A proposito, forse, in un certo qual modo, l’idea della situazione attuale potrebbe essere resa, da un lato, dalla scena del ballo accompagnato dall’orchestra nel film Titanic, mentre il transatlantico è in procinto di affondare e, ancor più, dall’altro, dal film Prova d’orchestra di Federico Fellini, con la sua metafisica profezia. Certo è che la cultura dell’individualismo, dell’indifferenza, prende piede ogni giorno di più e fa da pendent alla cultura del nemico, diventando entrambe, molto spesso, terreno fertile per il conflitto esasperato nelle relazioni interpersonali e sociali, per la violenza non solo verbale, per scelte e comportamenti che di umano hanno poco o nulla.              

Inoltre, nell’era dei social media a iosa, assistiamo al paradosso della rarefazione delle relazioni interpersonali e di comunità, il linguaggio si impoverisce, mentre si accresce la solitudine fisica ed esistenziale. Il verbo condividere, il sostantivo condivisione fanno ormai riferimento più alle reti informatiche, al File sharing, ai social network, all’economia di mercato piuttosto che alle virtù umane, ai valori morali, al Vangelo.

Nella società della competizione, della meritocrazia, gli altri sono “per me”, per le mie esigenze, a mio esclusivo uso e consumo, da utilizzare al momento e buttare, se non eliminare, quando non mi servono più o mi danno fastidio e troppe sono le vittime frutto di un amore malato, a senso unico, che pretende per sé, per soddisfare egoisticamente il bisogno di essere accettati e l’avidità del possedere, oltre che le cose, anche le persone.

Papa Francesco nella Fratelli tutti ci ammonisce che: «L’individualismo non ci rende più liberi, più uguali, più fratelli. La mera somma degli interessi individuali non è in grado di generare un mondo migliore per tutta l’umanità. Neppure può preservarci da tanti mali che diventano sempre più globali. Ma l’individualismo radicale è il virus più difficile da sconfiggere. Inganna. Ci fa credere che tutto consiste nel dare briglia sciolta alle proprie ambizioni, come se accumulando ambizioni e sicurezze individuali potessimo costruire il bene comune» (105). L’economia globale «unifica il mondo ma divide le persone e le nazioni».

L’avanzare del globalismo «favorisce normalmente l’identità dei più forti che proteggono sé stessi, ma cerca di dissolvere le identità delle regioni più deboli e povere, rendendole più vulnerabili e dipendenti. In tal modo la politica diventa sempre più fragile di fronte ai poteri economici transnazionali che applicano il “divide et impera”» (ivi 12).

Nell’udienza del 17 febbraio 2023 ad un gruppo di imprenditori del Messico, il Papa ribadisce: « La cultura del nostro tempo è infestata dall’individualismo e dalla chiusura. E pian piano stiamo vedendo le conseguenze delle nostre coscienze addormentate dalla comodità, che porta a perdere di vista quanti stanno soffrendo o sono scartati. E senza volerlo, stiamo acquisendo questo movimento del concentrarci su noi stessi, il famoso “io”, “me”, “mio”, “con me”, “per me”. È un’abitudine che inconsciamente ci può afferrare tutti. Attenzione!».

È tempo di riscoprire il senso ed il valore autentico della condivisione, di tornare a coniugare il verbo condividere, nell’ottica del bene comune, della solidarietà, nella vita di tutti i giorni, nell’esercizio delle responsabilità sociali e civili, nelle scelte politiche, ed è qui che deve entrare in campo l’educazione tanto dei bambini e dei ragazzi, quanto dei giovani e degli adulti. Oltre che individui, siamo persone, esseri “per”: la relazione è costitutiva della creatura umana, nella relazione ci completiamo, ci aiutiamo a scoprire noi stessi, sviluppiamo le dimensioni proprie dell’essere umano: esistenziale, spirituale, emotiva, affettiva, cognitiva, comunicativa, etica e morale, sociale e politica. Nessuno è un’isola e abbiamo bisogno gli uni degli altri: cresciamo nella misura in cui riusciamo a mettere in comune le nostre risorse nel senso più ampio del termine, le nostre diversità, per il benessere di tutti, per il bene comune. Da qui il valore e la necessità della condivisione, frutto della fraternità, dell’amicizia sociale, dell’amore evangelico.

La condivisione va insegnata, scoperta, praticata attraverso un processo educativo lungo l’intero arco della vita; va sperimentata fin da bambini, educandoli a mettere in comune le proprie cose e testimoniandone il valore attraverso l’esempio di noi  adulti.

Il Movimento di Impegno Educativo di Azione Cattolica ritiene tale percorso centrale; e proprio al tema della condivisione, oltre a questo numero di Proposta Educativa e al Convegno di studio nazionale di aprile, ha voluto dedicare un intero anno associativo in modo da aiutare gli educatori nella lettura dei segni dei tempi, nel discernimento, nell’autoformazione, nella progettualità educativa da mettere in campo per individuare nei territori modalità concrete di solidarietà, di prossimità. Un’attenzione particolare da parte del Mieac è rivolta in tal senso alla promozione di percorsi esperienziali e formativi volti a contrastare il culto dell’io, alla purificazione della parola e al disarmo del linguaggio, ad un uso consapevole della comunicazione multimediale, all’educazione alla cittadinanza e ai valori della Costituzione Italiana. Diversi progetti hanno come obiettivo la promozione di iniziative di solidarietà, anche economica, in collaborazione con centri di economia solidale, il servizio nei confronti dei genitori e degli insegnanti sul versante pedagogico e psicologico e dei ragazzi per esperienze di prossimità mediante il volontariato, il gioco sportivo di squadra. Un’attenzione particolare riguarda la condivisione della passione educativa e lo sviluppo,  nelle nostre comunità ecclesiali e civili, di intenzionalità, consapevolezza e competenza educative per promuovere nei giovani e negli adulti l’importanza dell’educazione permanente per se stessi e della cura verso le nuove generazioni e la casa comune. Per radicare e ampliare l’umano, inoltre, l’impegno è anche quello di condividere la bellezza che ci circonda, favorendo la conoscenza del patrimonio artistico, paesaggistico, naturalistico dei nostri territori.  

L’icona della prima comunità cristiana deve essere il punto di riferimento costante per i credenti e può esserlo, attraverso la loro concreta testimonianza, per tutte le persone di buona volontà:

La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune… Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno (Atti 4, 32, 34-35).

Papa Francesco insiste molto sulla necessità della condivisione, come elemento costitutivo delle comunità ecclesiali, ma anche come alternativa ad un globalismo che alimenta il divario tra Nord e Sud del mondo, tra ricchi e poveri, generando disuguaglianze, ingiustizie, condizioni di vita disumane. La fratellanza come chiave di volta per un cambiamento culturale, sociale, politico che abbia al centro la persona umana, a partire dagli scartati, dagli ultimi, dagli emarginati, dai senza voce: «Oggi la fratellanza è la nuova frontiera dell’umanità. O siamo fratelli o ci distruggiamo a vicenda. Oggi non c’è tempo per l’indifferenza. Non possiamo lavarcene le mani, con la distanza, con la non-curanza, col disinteresse. O siamo fratelli – consentitemi –, o crolla tutto. È la frontiera. La frontiera sulla quale dobbiamo costruire; è la sfida del nostro secolo, è la sfida dei nostri tempi» (Videomessaggio per la Prima Giornata Internazionale Della Fratellanza Umana, 4 febbraio 2021).

Ad ogni credente il Papa chiede di assumere «la mentalità di chi spezza il pane benedicendo Dio Padre, fiducioso che quel pane basterà per noi e per il prossimo che ne ha bisogno. Così ci ha insegnato Gesù Cristo nel miracolo della condivisione – e non moltiplicazione – dei pani e dei pesci» (Discorso ai Capitoli dell’Opera Don Calabria, 30 maggio 2022); di praticare «la misericordia di chi accoglie condividendo le ferite e le fragilità delle sorelle e dei fratelli, per rialzarli… non dividendo, ma condividendo. Non dividere, ma condividere. Facciamo come Gesù: condividiamo, portiamo i pesi gli uni degli altri invece di chiacchierare e distruggere, guardiamoci con compassione, aiutiamoci a vicenda…». (Angelus, 8 gennaio 2023).