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Nobel per la pace 2014 a Malala Yousafzay e Kailash Satyarthi

nobel pace 2014di Mirella Arcamone

– Cosa racconta il premio Nobel per la pace a due ragazzi che hanno rischiato di persona per il diritto all’istruzione?

Dice centralità della cultura, dice forza della cultura per l’emancipazione e lo sviluppo dell’umano; e dice pure che essere giovani può essere forza propulsiva, pensiero che incide, potenza di cambiamento.

Racconta a noi adulti e alla politica la necessità di mettere sul serio la scuola al centro, di non fare demagogia sull’istruzione, di investire in pensiero e risorse perché la scuola torni ad essere ascensore sociale, perché contribuisca al riscatto degli ultimi, perché dia mezzi  per opporsi all’omologazione, perché sia strumento di riscatto da condizioni di sudditanza economica o culturale, dei singoli e del Paese.

Dice pure che giovinezza non è necessariamente sballo o rassegnazione, non è schiacciamento sul presente, insignificanza, bensì sogno, forza, progetto, immaginazione e sbilanciamento sul futuro, energia di trasformazione. E pertanto è cieca, ipocrita,  interessata a mantenere la ricchezza nelle mani di pochi, una società che tiene al palo i giovani, che li depotenzia, che mentre li stigmatizza come persi, ignoranti, virtuali, chiude loro opportunità e vie di crescita e sviluppo.

Spinge chi crede nell’uomo ed in una società più giusta a canalizzare le proprie energie verso la creazione di luoghi di pensiero, dialogo, discernimento, progettazione, realizzazione sul campo, dove giovani e adulti facciano strada insieme.

Orienta chi crede nell’educazione ad accogliere  concretamente la forza di trasformazione dei giovani sapendo dare il proprio contributo di pensiero, facendo incontrare ragione e creatività, sogno e progetto.

Dice  che l’istruzione è una cosa seria e con essa ne va del futuro delle persone e di una nazione e tocca impegnarsi come educatori, come soggetti sociali, famiglie, associazioni, amministrazioni, politica, fin da subito, a pensarla, volerla e costruirla: diffusa, obbligatoria dall’infanzia e fino a diciotto anni, di qualità, capace di includere ed integrare gap familiari e sociali, di formare cittadini operosi e lavoratori competenti.