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Dal qualunquismo alla responsabilità

responsabilitàdi Vincenzo Lumia –

Sono tali la rabbia ed il rifiuto nei confronti della politica e dei suoi rappresentanti ai vari livelli da far dire a tanti che essa, nel nostro Paese, sia ormai morta.
Il problema posto è reale, serio e chiama in causa tutti, nessuno escluso: governanti e governati, partiti, associazioni, scuole, famiglie, comunità ecclesiali, educatori, operatori dei media, politici, amministratori e amministrati, burocrati, dirigenti, impiegati… per una assunzione piena “ciascuno” delle proprie responsabilità e per cercare “insieme” di uscire dalla situazione di crisi economica e sociale, di deriva soprattutto etica oltre che politica, di degrado materiale e morale, di imbarbarimento nella quale le nostre città, i nostri territori, il nostro Paese si trovano.
Se la Politica è morta, allora tutti – chi più, chi meno – abbiamo contribuito ad ucciderla.

Non sortiscono alcun effetto positivo né lo scaricabarile, né la mistificazione della realtà, né lo stare alla finestra discettando su tutto e su tutti, né la sterile lamentazione, né l’accusa violenta e denigratoria, che fa di ogni erba un fascio, né la memoria corta, grazie alla quale a troppi è consentito di rifarsi in poco tempo una falsa verginità.
Evitiamo che vengano strumentalizzati i bisogni, le necessità, le paure, la collera di chi si trova in difficoltà, come pure l’entusiasmo di quei giovani che vogliono fare qualcosa di positivo per se stessi e la comunità.
Non c’è nulla di più triste vedere giovani che credono di contribuire al cambiamento indossando casacche di realtà che predicano bene e razzolano male, che mentre denunciano ingiustizie e diseguaglianze seminano odio, divisioni, razzismo e xenofobia… Come pure è inquietante vedere adulti e giovani al seguito di presunti salvatori, angeli vendicatori, unti dal Signore.
Usciamo dalla logica del tanto peggio, tanto meglio, dalla ormai quotidiana pratica della delegittimazione, della profusione a piene mani di un odio violento e cinico da scaricare addosso a quanti si ritiene essere i colpevoli di tutto il male possibile, complice una ben orchestrata campagna denigratoria.
Delegittimare le istituzioni democratiche ai vari livelli è pericoloso e questo pericolo, ormai evidente, va scongiurato tanto dai rappresentanti delle istituzioni stesse, ai quali è richiesto il massimo di onestà, di competenza, di trasparenza, quanto da tutti coloro che sentono il dovere dell’esercizio di una cittadinanza responsabile: evitare le derive populistiche è diventato ormai un imperativo categorico per chi ha a cuore le sorti democratiche del nostro Paese.

“Sporchiamoci le mani” con i fatti: facebook non basta, non è risolutiva la condivisione di un articolo del giornale o del sito che riteniamo essere la bibbia, o la ricerca di frasi ad effetto e di aforismi vari, o rilanciare gli scoop dell’ultim’ora per dare un contributo al rinnovamento della politica, al cambiamento, al miglioramento della società.
La sfida che siamo chiamati a raccogliere e tentare di vincere è tale da richiedere alcune scelte di fondo e precisi impegni, che vanno ben al di là delle consultazioni elettorali:
– l’impegno personale della coerenza, dell’onestà morale ed intellettuale, di una pratica quotidiana della legalità e del proprio dovere, superando la logica della difesa del mero interesse privato, dei privilegi e ponendosi a servizio del vero bene comune, a costo di rinunce e sacrifici.
– Il dovere della verità, di dire le cose come stanno effettivamente, di un sano realismo: le risorse sono limitate! E’ inutile promettere da un lato mare e monti, l’immediata risoluzione di ogni problema e, dall’altro, aspettarsi e pretendere tutto e il contrario di tutto. Occorrono scelte coraggiose, che puntino alle priorità, alle necessità autentiche della collettività, con un discrimine: partire dagli ultimi, dai più svantaggiati, dagli emarginati.
– L’esercizio feriale e costante dei diritti e, oggi più che mai, dei doveri di cittadinanza: l’educazione civica latita ormai da tempo, sopraffatta dalla mala educazione e da un individualismo volgare e sfrenato che ammorba le relazioni tra le persone, l’ambiente, le bellezze dei nostri territori.
– Nel tempo dei “non luoghi” costruiamo e potenziamo, ciascuno con le proprie possibilità e capacità i luoghi della compagnia, della consapevolezza e della competenza: cioè i luoghi, le occasioni, le iniziative, le possibilità… che consentano relazioni interpersonali improntate al rispetto e all’accettazione di ogni persona e dei diversi punti di vista… che facciano crescere in consapevolezza, attraverso un’analisi profonda della realtà che ci circonda, per andare oltre i luoghi comuni e i “sentito dire”, per comprendere i meccanismi e le responsabilità che regolano i processi politici, economici e sociali… che aiutino ad imparare come dare il meglio di sé, come mettere le proprie capacità a servizio della comunità, come acquisire gli strumenti necessari per affrontare e risolvere i problemi, per crescere “insieme”.
L’impegno è che la politica, soprattutto per i credenti e per ogni donna e uomo di buona volontà, sia considerata e vissuta come la più alta forma di carità, di amore … .