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Chiamatemi Francesco

CHIAMATEMI FRANCESCO. IL PAPA DELLA GENTE. di Daniele Luchetti

Chiamatemi FrancescoIl film ricostruisce i momenti più significativi della vita di Papa Francesco, dalla sua prima giovinezza in Argentina, serenamente vissuta all’interno del contesto familiare e amicale, fino all’elezione all’attuale pontificato.

Della sua giovinezza colpisce, in particolare, il rapporto carico di empatia con la madre e quello, non meno spontaneo e coinvolgente, con la fidanzata, con la quale molti sono i momenti ludici piacevolmente condivisi. Tali relazioni aiutano lo spettatore a comprendere la positività e la libertà interiore con cui il protagonista entra sempre in contatto con figure femminili nelle stagioni successive della sua esistenza, così come molto liberi da qualsiasi rigidezza e, ad un tempo, carichi di una condivisione ricca di significato, si mostrano i rapporti con gli amici.

Il distacco da questi universi, avvenuto col sorgere della vocazione religiosa, viene presentato in modo sereno; tutte le relazioni vissute fino a questo momento cruciale dell’esistenza, non vengono rimosse, ma custodite da una memoria che di esse continuerà a nutrirai per la progettazione della vita futura. In tale progettazione, il giovane sacerdote Bergoglio si mostra precoce, quasi temerario; ma i Padri Gesuiti che lo esaminano prima del suo ingresso nell’Ordine, gli ricordano che un progetto, per tradursi in modo efficace, deve essere maturato in un arco di tempo molto lungo ed accompagnato da una formazione altrettanto prolungata, capace di far avvertire profondamente alla persona la complessità della sua esistenza e quella del mondo in cui vive. Dopo dieci anni di formazione filosofica e teologica compiuta nelle Facoltà dell’Ordine, Bergoglio rivela con chiarezza due tratti che segneranno in modo indelebile la sua fisionomia: quella di mediatore e quella di leader. In un contesto gravemente segnato dalla quotidiana violazione dei diritti umani, voluta dal regime totalitario argentino, che vuole mantenere intatta la rigida contrapposizione tra un’elite molto agiata e dominante e una maggioranza più o meno segnata dall’indigenza, il giovane sacerdote Bergoglio avverte tutta la problematicità dell’esercizio del suo ministero. Per l’America Latina, sono gli anni della teologia della liberazione, spesso esplicitamente e duramente perseguitata dal regime, che avverte come pericolosa per la sua stessa sussistenza, la fondazione teologica di una fede che ha nel riscatto sociale uno dei suoi risultati più significativi.

Per l’Argentina sono anche gli anni dei desaparesidos, delle migliaia di persone scomparse e mai più ritrovate perché’ nocive al regime. Il film mostra come, in tale contesto, a Bergoglio viene affidata la direzione di un collegio universitario della Compagnia di Gesù e poi quella di una provincia dell’Ordine. In entrambi i casi, le sue elevate ed onerose responsabilità non lo distolgono da una quotidiana attenzione ai perseguitati dal regime, alcuni dei quali egli fa rifugiare in collegio, né, tantomeno, ai milioni di indigenti, a cui si rivolge una chiesa di frontiera espressa da sacerdoti che tra le baracche esercitano la loro azione pastorale risvegliando nella gente la consapevolezza della propria dignità agli occhi di Dio e il diritto di difenderla dinanzi al mondo. Dopo la caduta della dittatura e il lento e graduale passaggio alla democrazia, Bergoglio vede ufficialmente riconosciuta la sua rara capacità di mediazione dallo stesso Papa Giovanni Paolo II, che lo nomina vescovo ausiliare di Buenos Aires, col compito di rendersi interprete dei molteplici problemi emergenti dalle periferie della città e di individuare, d’intesa con i più autorevoli esponenti della gerarchia, le strategie di intervento pastorale più efficaci e durature. Colpisce nel film la sequenza in cui il vescovo Bergoglio invita un anziano cardinale a presiedere un celebrazione liturgica in una periferia degradata di Buenos Aires, partecipata da una folla composta, attenta e devota di fedeli che della stessa liturgia si nutre come fonte di speranza. Il film si conclude con le votazioni del conclave e l’elezione di Bergoglio a guida della Chiesa cattolica. Il resto è storia dei nostri giorni.

(Anna Maria Vultaggio)