«Si è in presenza di una sfida epocale. Dal suo risultato dipenderà buona parte del benessere, della coesione e della pace sociale delle società attuali e future.
Il risultato non potrà che essere socio-educativo, o non ci sarà né felicità per la persona né integrazione per le società.
Si tratterebbe insomma di cambiare la destinazione d’uso di molti mass media e reti sociali, oggi prevalentemente orientati alla vendita di effimero, di un’immagine, di un’ideologia o di un qualche prodotto per ri-orientarli alla formazione del cittadino e della persona, dell’essere autenticamente felice nell’autorealizzazione di sé in cooperazione con l’altro.
Purtroppo, come ricorda Popper, i mass media «non fanno certamente a gara per produrre programmi di solida qualità morale, per produrre trasmissioni che insegnino ai bambini (e agli adulti) qualche genere di etica»: un compito importante ma difficile, «perché l’etica si può insegnare soltanto offrendo un ambiente attraente, buono e soprattutto fornendo buoni esempi».
Un rivolgimento di prospettiva sembrerebbe pertanto necessario attraverso un processo di compenetrazione tra scuola ed extrascuola, tra scuola e tessuto sociale, politico ed economico, in famiglia e nella vita del cittadino.
Un processo che sia in grado di fare della società una comunità educante profondamente democratica capace di garantire ad ogni essere umano la possibilità di affermarsi integralmente apprendendo per tutta la vita, soprattutto nella finalità di una piena e felice realizzazione di sé, in interazione con l’altro».
Dall’articolo di Francesco Lazzari: «Per una società educante tra famiglie latitanti e disorientamenti valoriali sistemici»