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Lasciamoli litigare!

litigi-tra-fratelliDomanda: “Nell’ambito di un conflitto in corso con un fratellino minore, come comportarsi? Fino a che punto insistere sull’autonomia col primo, per quanto necessaria e commisurata a quella determinata fase d’ età?”


 Risponde la prof.ssa Mirella Arcamone

No, non insisterei sul più grande, già normalmente caricato di responsabilità dal contesto familiare.  Spesso senza la piena consapevolezza , pretendiamo un’accelerazione nella crescita di un ‘più grande’ che  invece, sente spesso solo il bisogno di regredire, per tornare, come il piccolo, al centro dell’attenzione.
Al contrario, credo che un conflitto tra fratelli sia quasi sempre costruttivo, educativo, per entrambi.
Discutere, anche animatamente, in un contesto familiare, protetto, dentro la relazione d’affetto, è particolarmente formativo.
Sperimentare il confine, la presenza dell’altro che delimita l’illusione di essere onnipotente, cercare mediazioni, compromessi, risolvere problemi… Cedere, ottenere… Perdere, vincere… Fa crescere.
A livello cognitivo: analizzare la questione, i diversi aspetti, le conseguenze, cause, effetti per ognuno…
A livello emotivo: sperimentare il no, la svalutazione, la frustrazione .. E imparare a superarla. Riconoscere il dolore nell’altro e identificarsi, imparare a dosare le proprie forze e il potere che abbiamo sull’altro.
A livello sociale: riconoscere i bisogni, i diritti dell’altro, condividere spazi e beni, sentire la necessità delle regole per ‘fare la pace’.
Per tutto questo, credo che i genitori debbano piuttosto farsi osservatori, stare affianco, fare piccoli input sulla via della ricerca di una soluzione, quando il conflitto è bloccato. Fare un richiamo razionale, pacato (se è necessario, deciso) , se la forza (non solo fisica) di uno dei due sta prevaricando l’altro…
Gratificare i figli se e quando trovano (o si avvicinano) alla soluzione… Se non riescono, dare loro una pausa di riflessione, tenendoli separati, un po’ a pensare, spiegando chiaramente che non di tratta di una punizione, ma di un tempo di ricerca per rendersi nuovamente capaci di dialogare e interagire con l’altro.