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Le mie parole non passeranno

LE MIE PAROLE NON PASSERANNO
(Dn 12, 1-3; sal15; Eb 10, 11-14.1; Mc 13, 24-36)

Leggendo questa pagina di Vangelo, credo che ci sentiamo un po’ disorientati, dopo tutti gli insegnamenti che ci hanno colmato il cuore di stupore e di gioia. Quale messaggio ci vuole comunicare oggi Gesù? Non dobbiamo dimenticare che siamo già arrivati al termine dell’anno liturgico, che rappresenta la nostra condizione di discepoli che stanno in ascolto dell’unico Maestro le cui parole non passeranno, perché sono parole di vita e di grazia. Nello stesso tempo, l’anno liturgico, nella celebrazione, ci fa rivivere il dispiegarsi del mistero della salvezza dalle sue origini fino al suo ultimo compimento. La storia dell’uomo non è protesa irresistibilmente verso una fine terribile e catastrofica di tutte le cose, ma vive con sofferenza nell’attesa trepidante, eppure colma della speranza di raggiungere la sua pienezza nella rivelazione gloriosa del Signore, Colui che è, che era e che viene.

Se la Chiesa dei primi tempi, e gli stessi discepoli del Signore hanno accolto queste parole come un messaggio di speranza e, nello stesso tempo, come un incoraggiamento a non venir meno nella fede, vuol dire che è proprio questo quello che, ancora una volta, ci vuole ricordare Gesù. Egli sa benissimo il tremendo periodo di crisi che stiamo vivendo a tutti i livelli: religioso, politico, sociale, familiare, relazionale… La speranza si trova a respirare affannosamente, proprio quando di essa abbiamo maggiormente bisogno, perché la disperazione ci assedia e rischia di soffocarci. Gesù parla della caduta rovinosa di tutti gli astri e di tutti i corpi celesti, che per gli antichi rappresentavano delle divinità e quindi dei fattori di sicurezza, quasi a volerci ricordare la fragilità e l’inconsistenza di tutte le cose, perché sono passeggere e l’uomo non può porre in esse la sua fiducia.

Le nuove “divinità”: il potere, il denaro, la moda, il piacere, la ricerca di fama e di approvazione, il potere occulto e subdolo del pensiero unico – di fronte a cui l’uomo di oggi s’inchina per prestare loro il culto, servirle e sottomettersi ad esse – finiranno col precipitare nell’abisso, trascinandosi anche i loro devoti. Qualche domenica addietro Gesù ci ha dato la vera e sicura norma di vita, quando ci ha detto, con serena autorità, che il primo e più grande comandamento, pilastro portante dell’esistenza umana, è anzitutto quello di non perdere mai di vista che un solo è il nostro Dio. Per conseguenza, il compito primario dell’uomo è quello di amarLo “con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente e con tutte le forze”. Se noi sostituiamo Dio e mettiamo al suo posto altre cose, altre realtà che sono caduche e non potranno mai dare quello che promettono, abbiamo perso la nostra vita. 

Ecco perché, dopo averci presentato la caduta rovinosa di tutte le realtà create, in cui l’uomo stoltamente ha posto la sua fiducia, Gesù conclude il suo discorso con una affermazione ferma e decisiva: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno». Queste parole non devono spingerci a cercare con paura il giorno e l’ora, come fanno tanti falsi profeti. Essi tentano di fare proseliti attraverso la paura e offrendo una falsa sicurezza: nessuno conosce il giorno e l’ora, se non il Padre che è nei cieli, il quale ci insegna a cercare e fare la sua volontà, affidandoci alla parola di Gesù.

E’ un messaggio essenziale di fiducia e di speranza che Gesù ci vuole consegnare questa domenica, donandocelo come un’ancora di salvezza, a cui possiamo agganciare la nostra vita, perché non vada sballottata dalle varie tempeste che si abbattono sopra di noi, minacciando di farci affondare. Fidarci di Lui, lasciarci guidare dalla sua Parola è la bussola che Egli ci dato perché potessimo riuscire a mantenere la rotta, senza perdere l’orientamento. Non lasciamoci prendere dal panico, ma teniamo sempre presente che dietro ogni avvenimento, anche il più penoso e disastroso, c’è la presenza, nascosta, ma reale e consolante, di Gesù, come ci suggerisce la sua stessa parola: «quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte». Questo vale ieri, come oggi. Dietro la porta chiusa degli eventi che ci accadono e viviamo, c’è Lui, pronto a rivelarsi e venire in nostro soccorso.

Giuseppe Licciardi (Padre Pino)