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Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce

«IL POPOLO CHE ABITAVA NELLE TENEBRE VIDE UNA GRANDE LUCE»
(Is 8,23b-9,3; 1Cor 1,10-13.17; Mt 4,12-23)

La venuta di Gesù viene presentata come l’affacciarsi della luce in mezzo alle tenebre e come motivo di grande gioia per quanti abitano in esse.

La voce è stata messa a tacere, ma l’amico dello sposo ha avuto la gioia di introdurre in maniera solenne lo Sposo come Colui che prende sopra di sé il peccato del mondo, come Colui che battezza nello Spirito Santo, come il Figlio di Dio. Giovanni è messo in carcere per aver predicato la verità e denunziato la corruzione dei potenti e Gesù è pronto ad iniziare la sua missione. Matteo ci presenta in stretta continuità la missione di Giovanni il Battista e di Gesù, collocando l’inizio dell’attività di Gesù al momento in cui Giovanni viene “consegnato” nelle mani dei suoi nemici. Gesù prende la lucerna di Giovanni e la riempie dell’olio nuovo della sua Parola, in maniera che la luce nuova venuta nel mondo cominci a risplendere nel territorio di Zabulon e di Neftali, che si trova avvolto dalle tenebre. É davvero sorprendente il fatto che, iniziando la sua missione, Gesù lascia la sua casa di Nazaret e va a vivere nella città di Cafarnao, situata lungo le rive del lago di Galilea, la fascia di terra oltre il Giordano abitata dalle genti, cioè dai non giudei, sulla via carovaniera che dall’Egitto va verso la Mesopotamia. In questa fascia di terra c’è un incrocio di popoli, un miscuglio etnico di gente proveniente dal mondo giudaico e dal paganesimo.
Questa scelta di Gesù viene immediatamente intesa da Matteo, che sa leggere le Scritture, come l’adempimento di una profezia di Isaia che riguarda proprio il territorio di Zabulon e di Neftali, visto come la cifra dell’umanità intera, che si trova immersa nelle tenebre di morte e che viene investita dalla grande luce che viene dall’alto. La venuta di Gesù viene presentata come l’affacciarsi della luce in mezzo alle tenebre e come motivo di grande gioia per quanti abitano in esse. Cosa sta succedendo? Qualcosa di nuovo, qualcosa che viene a capovolgere le scelte e le preferenze degli uomini. Gesù, che inizia predicando la vicinanza del Regno di Dio non parte dalla città santa, ma si dirige verso le zone di frontiera, verso le periferie della società, dove si trovano a vivere insieme genti di etnie, culture e religioni diverse. Siamo in un ambiente multietnico, multirazziale, multireligioso, multiculturale, un ambiente misto dove si è stabilita una forma di convivenza tra i popoli. In questo ambiente ibrido Gesù inizia la sua predicazione, annunciando la presenza di Dio che viene incontro al suo popolo e che chiede di essere accolto con un cambiamento di vita, di mentalità, di costumi e di cuore.
Fin dall’inizio le scelte di Gesù vanno controcorrente e manifestano quello che è il suo progetto: Egli non è venuto per i santi, ma per i peccatori; non per i vicini, ma per i lontani e per quanti pensavano di essere abbandonati e dimenticati da Dio, così come lo erano da parte degli uomini. Pur iniziando con lo stesso messaggio del Battista, Gesù fa respirare una nuova, fresca aria di fiducia e di speranza. L’uomo non è condannato in maniera irreversibile a restare chiuso nel suo mondo falso e ingannevole di valori, ma può cambiare, può entrare in una nuova visione di vita, può adottare i valori del Regno, che gli consentiranno di entrare nella pienezza di vita che Gesù sta inaugurando con la sua parola e la sua stessa persona. In Gesù si può trovare la vicinanza e la presenza stessa di Dio. Egli ci rivela in maniera autentica ed originale il volto di Dio. Chi guarda a Gesù, chi crede in Lui e si lascia attrarre dalla sua parola, intravede il volto stesso di Dio.
Dove svolge la sua missione? Non nel tempio, ma nei luoghi comunemente abitati e frequentati dagli uomini, nei luoghi di lavoro e di preghiera, nei luoghi dove la gente suole ritrovarsi insieme. Così vediamo Gesù andare lungo le rive del mare di Galilea, percorrendo le strade dei villaggi, frequentando le sinagoghe per incontrare i figli di Dio sparpagliati in ogni luogo ed ambiente. Non ci sono luoghi considerati tabù in partenza, perché ogni luogo è degno di ricevere la presenza di Dio e Dio non disdegna di entrare persino nei luoghi più impensati ed imprevedibili. Ogni terra è la sua terra, ogni luogo è sua dimora ed ogni uomo è figlio del suo amore. Così Gesù inizia la sua missione in mezzo alla gente. Ma la cosa più sorprendente è che a Lui non piace fare il battitore libero, non piace l’agire solitario. Egli cerca subito di unire a sé altri uomini, che intende coinvolgere in pieno nella sua missione. Così si rivolge ad un gruppo di pescatori che stavano gettando le reti in mare, due giovani che probabilmente aveva incontrato già prima, Pietro ed Andrea, e ad essi rivolge l’invito: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Un invito singolare, ma che viene subito accolto. Lo stesso fa con un’altra coppia di fratelli, Giacomo e Giovanni, che erano più avanti e stavano riparando le reti per poter andare a pescare. Ad essi rivolge lo stesso invito ed anch’essi lasciano le reti ed il padre Zebedeo per seguirlo.
Mi piace fermarmi un momento sulle scelte di Gesù. Egli comincia con due coppie di fratelli che sono tra l’altro amici tra di loro. Questa scelta è come un messaggio molto forte che viene lanciato a noi. Gesù è venuto per richiamare gli uomini e riportarli alla casa del Padre, per far scoprire loro che appartengono tutti alla stessa famiglia, che sono tutti quanti fratelli ed amici tra loro. Al di là di ogni differenza di razza, lingua, culto e nazionalità, gli uomini sono figli di Dio e quindi fratelli tra di loro. Far riscoprire questa origine significa cambiare profondamente i rapporti all’interno della razza umana. Ecco perché l’Apostolo Paolo si rattrista e s’inquieta molto nel sentire che tra i credenti di Corinto ci sono forti discordie e controversie. Per lui una cosa del genere è impensabile! Inoltre la risposta dei chiamati ci fa comprendere come di fronte alla scelta di Gesù non ci sono altri valori che contano, o meglio ogni altro valore viene messo in secondo ordine. Se Gesù diventa la ragione della nostra vita, allora i beni, la famiglia, le attrattive della vita, il potere, ed ogni altro valore devono essere orientati verso di Lui e in Lui trovare il loro giusto posto.
Don Giuseppe Licciardi