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Donna, grande è la tua fede

«DONNA, GRANDE E’ LA TUA FEDE»
(Is 56,1.6-7; Sal 66; 11,13-15.29-32; Mt 15,21-28)

            Una pagina di una luminosità e di una apertura straordinaria quella che il profeta Isaia ci delinea, presentandoci Dio che guarda con paterno compiacimento ed orgoglio agli stranieri che vengono ad adorarlo sul santo monte di Sion. Egli è il Dio di tutti i popoli e la chiamata di Israele rappresenta come la primizia di un impegno e di un patto di amore che lega Dio non solo ad Israele, ma ad ogni popolo che vive sulla faccia della terra.

Il muro di separazione tra un popolo e l’altro è destinato ad essere abbattuto e tutti i popoli dovranno imparare a guardarsi non come degli stranieri o dei nemici, pronti ad eliminarsi gli uni gli altri, ma come dei fratelli che alfine si ritrovano insieme nella casa dello stesso Padre. Questa visione di Isaia, che pure è reale già quando egli l’annuncia, trova il suo compimento in Gesù, nel quale ogni muro di divisione viene abbattuto e tutti si ritrovano nella stessa casa di preghiera, il suo corpo.

            Non è un caso o una semplice situazione di emergenza il fatto che nei Vangeli ci venga spesso narrato come Gesù si trovi con una certa frequenza nel territorio di Tiro e di Sidone, cioè in mezzo a popoli pagani. Ma è già l’attuazione della missione di Gesù, il quale, pur asserendo di essere stato mandato per le pecore perdute della casa d’Israele, non può negare che è venuto a fare di tutti i popoli della terra un solo popolo che ama e serve Dio e, proprio per questo, non può non accogliere gli altri popoli e riconoscerli come fratelli. La visita di Gesù in quella regione dei cananei vuol farci comprendere che il legame che ci stringe fortemente a Dio è la fede. Questa è la chiave che apre il cuore di Dio e ne scopre la sua amorevole paternità senza confini, per cui i cagnolini possono sedere a mensa insieme con i figli e mangiare dello stesso pane. Il racconto dell’incontro di Gesù con la donna cananea è di una delicatezza e potenza straordinaria, ricco di pathos e di umanità profonda. La presenza di Gesù non rimane mai inosservata, perchè viene subito notata e diventa un richiamo irresistibile per tanti, e in questo caso per una giovane madre, che è disperata per la situazione della sua figlia tormentata da un demonio.

            Questa donna va incontro a Gesù e comincia a supplicarlo con insistenza, gridando verso di lui. La sua forza è il bisogno estremo che ha di aiuto, per questo fa appello alla compassione di Gesù, che, a quanto pare, era ben conosciuta anche in quella regione. Ed inoltre si rivolge a Gesù chiamandolo col titolo di Figlio di Davide: “Pietà di me, Signore, Figlio di Davide!”. Così gli grida il motivo della sua richiesta, la sofferenza di sua figlia, e comincia ad andare dietro a Gesù, continuando a ripetere la sua preghiera. Ma Gesù pare sia diventato sordo. Non le da nessuna risposta, ma continua la sua strada. Certamente ci stranizza l’atteggiamento di Gesù, che solitamente non sa resistere di fronte ad un bisogno e ad una sofferenza, ma subito si mette a disposizione. Persino i Dodici sembrano stupiti, tanto che intervengono in favore di quella donna, che continua a piangere e a gridare. Non sappiamo se si sentono imbarazzati dal fatto che quella donna continui a seguire Gesù e a gridargli dietro senza fermarsi, ma certamente anch’essi si sentono impietosire. Ma Gesù, continuando ad ignorare la donna, risponde ai suoi che egli è stato mandato per le pecore perdute della casa d’Israele.

            Anche la donna sente la risposta di Gesù e invece di scoraggiarsi trova in essa un motivo in più per insistere, con grande umiltà e coraggio: “Signore, aiutami!”. É una richiesta struggente, gridata fra le lacrime. Ma Gesù continua a fare il duro, pur dandole una risposta garbata è come se volesse prendere le distanze. Egli usa un linguaggio che è ben comprensibile alla donna: “Non è bene prendere il pane dei figli e darlo ai cagnolini!”. Ma ancora una volta la donna insiste, come se accogliesse un sottile suggerimento di Gesù. E così, mentre da una parte da ragione a quello che Gesù dice, dall’altra trova la via giusta per inoltrare indirettamente la sua pressante richiesta. É troppo bella e acuta l’osservazione della donna, che denota un grande intuito ed una profonda sensibilità: «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».Anche Gesù ne rimane intimamente e favorevolmente colpito, e forse aspettava qualcosa del genere, tanto da non riuscire più a resistere a quella preghiera, proprio per la potenza di fede che le riconosce. Così le da ampio riconoscimento, attribuendo a lei anche il merito della guarigione: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri».

            Non siamo lontani dal vero se vogliamo riconoscere in questo brano una grande lezione di fede in atto che Gesù ci vuole dare e che egli stesso ha provocato con il suo silenzio, con le sue risposte evasive e scoraggianti. Notiamo infatti che fin dal principio questa donna si presenta a Gesù piena di grande fede, perché nel suo cuore è sicura che Egli è capace di liberare sua figlia dalla terribile vessazione del demonio. Quindi riconosce il potere di Gesù sopra le forze del male. La sua è una fede semplice ed umile. Non pretende, non si mostra arrogante, non accampa diritti. Comincia, chiedendo a Gesù di guardare con compassione al suo dolore e al suo bisogno. Sa che la grazia non è qualcosa di dovuto, ma è sempre un dono, per questo non smette di chiedere. Non si arrende di fronte all’apparente indifferenza di Gesù. Non si lascia scoraggiare di fronte al sottinteso rifiuto, anzi la sua fede si fa sempre più sicura e più forte. Per questo insiste e continua a bussare al cuore di Gesù, intuendo la sua tenerezza e debolezza di fronte alla sofferenza. Gesù stesso la elogia per la sua fede che è “grande”. In questo clima mariano, non possiamo non ricordare un altro elogio alla fede “grande” che viene dato a Maria: “Beata Colei che ha creduto!”

            Giuseppe Licciardi (P. Pino)