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Riaccendere connessioni

connessionidi Mirella Arcamone

Non c’è dubbio che a spingere un uomo ad uccidere la giovane moglie e i suoi bambini in modo così tremendo non può che essere qualcosa di disconnesso – momentaneamente o meno – nella sua mente. Qualcosa in lui è saltato. Delle connessioni, il rapporto tra emozioni e cognizioni, tra azione e pensiero. Qualcosa è accaduto.
Qualcosa in grado di vincere quell’empatia, quel senso di protezione, quel dolore opprimente che ti prende, ti comprime il cuore, lo fa fibrillare, fa pulsare potente il sangue nelle vene quando i tuoi figli stanno male. Quei neuroni specchio che ti fanno impazzire di gioia o sprofondare nel malessere con i tuoi figli, con quelli che ami, con gli altri uomini – se non li hai sedati, spenti attraverso sofisticati eppur semplici anestesie emotive. Non c’è dubbio è nella mente di quell’uomo che va cercata l’origine del male assoluto di cui si è reso protagonista.

Eppure.
Possiamo davvero assolvere – assolverci – come società? Conta o no essere nel tempo in cui un click risolve ogni problema, apre chiude cancella. Approva, disapprova? Mi piace… Fa vivere morire rinascere: in un videogioco, come su fb. Click! E non ci sei più. Click. Senza conseguenze, senza ‘dopo’, senza ‘e poi’. Conterà l’illusione che ogni desiderio si può fare subito realtà (date uno sguardo all’ultima pubblicità di ebay – per citarne solo una)?
Conta.
Le responsabilità delle nostre azioni sono personali, ma sarebbe un grave errore pensare a ragioni e strade da percorrere solo in termini individuali. La domanda è come possiamo riaccendere connessioni: tra presente e futuro, tra parti della nostra mente, tra azioni e loro conseguenze… Perchè la decisione – che si prende in un attimo – non sia, però, figlia del momento, della sola emozione, ma frutto di una durata, di un tentativo di armonia tra le parti del sè, dove l’emozione può farsi sentimento, dove l’impulso può lasciarsi faticosamente orientare dalla ragione. Dove l’oggi si possa inserire in un orizzonte intravisto, dove il desiderio possa farsi progetto. Non sono certo obiettivi semplici, nè politicamente fruttuosi, per l’economia del consumo usa e getta, addirittura mortali. Averceli presenti, in modo il più possibile lucido e aperto, da genitori, insegnanti, educatori… può rimescolare un bel po’ le carte delle nostre priorità, a riorientare i nostri sforzi, a guardare alle nostre (s)connessioni, Ci costringe a non ripetere ritualità rassicuranti…a metterci in gioco da adulti, per primi noi. Subito.

Mirella Arcamone