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Prima Domenica di Avvento

I Domenica di Avvento – Anno C

Vangelo: Luca 21,25-28.34-36 

avvento 2015


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «25Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. 
Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 27Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. 28Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

«34State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; 35come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

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Avvento: tempo forte per la Chiesa, di attesa dell’incontro con Cristo, della nascita del Dio uomo che cambierà la Storia, che farà prendere un’altra direzione all’umanità. I credenti, però, non aspettano solo la nascita di Gesù, ma attendono il nuovo che viene, il bello che avanza, la speranza che nel nostro cuore si rinnova. I credenti sono consapevoli che l’oggi della storia non è la pienezza della vita, il compimento di tutto, ma la visione sfocata di ciò che un giorno sarà pienezza.

«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli… » (Lc 21,25)

E’ vero, il Vangelo annunzia tribolazioni per i popoli, segni di distruzione negli Astri e morti per paura, ma ci spinge anche a sollevare il capo, a guardare in alto, a uscire per strada per percepire la nascita di un mondo nuovo, a toccare con mano l’immensa vita che nasce dopo la distruzione di ciò che ormai è passato.

Guardiamo i nostri giorni: è un tempo di crisi e di tribolazione su tutti i fronti. C’è crisi nello Stato, nella società, nei valori e perfino nella Chiesa. La crisi economica e finanziaria ci dice che dobbiamo cambiare strada, che non possiamo più fondare la nostra vita sui beni materiali, sull’accumulo di denaro, sul prestigio personale e sull’avanzamento di carriera ad ogni costo. Ora è il tempo di riscoprire la bellezza dimenticata, le meraviglie del creato e, soprattutto, la sacralità dell’uomo, il rispetto dei nostri simili a ogni costo.

In questo scenario catastrofico e apocalittico è facile cadere nel qualunquismo di chi pensa che tutto stia finendo, che siamo a un punto di non ritorno, che la distruzione è ormai prossima. La fede, però, ci consente, è questa la vera novità, di intravedere una speranza nuova: il tramonto di un certo tipo di società e dei vecchi valori, di un’impostazione superata della Chiesa stessa, può portare alla nascita di un nuovo modo di vivere i valori, lo Stato, la Comunità ecclesiale.

Chissà che non sia questo il tempo «per risollevarci e alzare il capo» (Lc 21,28) e costruire una società, un’economia e una fede che siano più essenziali, libere, convinte e più convincenti, piene di verità e affidabilità. La nostra fede poggia su Gesù Cristo e su Lui solo. E’ Lui che ci invita a riconoscere i segni dei tempi (Cfr. Matteo 16,2b; Luca 12,54-56).

«State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita…» (Lc 21,34.)

Il Vangelo di questa prima domenica di Avvento ci suggerisce di alzare lo sguardo, di non smarrire il cammino, di consentire al cuore di restare libero, di non appesantirlo. Quante volte ci sentiamo il cuore appesantito, affannato, con i battiti accelerati dalla paura e dallo scoraggiamento. Quante volte riempiamo il cuore di sentimenti effimeri, emozioni sbagliate, sanguinamenti inutili.

Eppure Gesù continua a ripetere: “Alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”, Gesù viene, è qui, è nella Storia, è nel cuore di tutti gli uomini. Liberiamo il nostro cuore per accogliere il Dio che viene; facciamo spazio al Signore della vita buona, a Colui che ridona dignità a quanti, questa vita, è stata rubata. Dio è veramente vicino a ognuno, più di quanto noi possiamo immaginare.