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Per chi voglio vivere?

Per chi voglio vivere?

 VIII domenica del Tempo – Anno A

Mt 6,24-34

Mt 6,24-3424Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
25Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? 26Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? 27E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? 28E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. 29Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? 31Non preoccupatevi dunque dicendo: «Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?». 32Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. 33Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. 34Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena.


“E infatti un’altra notte, mentre dorme, sente di nuovo una voce, che gli chiede premurosa dove intenda recarsi. Francesco espone il suo proposito, e dice di volersi recare in Puglia per combattere. Ma la voce insiste e gli domanda chi ritiene possa essergli più utile, il servo o il padrone. «Il padrone», risponde Francesco. «E allora – riprende la voce – perché cerchi il servo in luogo del padrone?». E Francesco: «Cosa vuoi che io faccia, o Signore». «Ritorna – gli risponde il Signore – alla tua terra natale, perché per opera mia si adempirà spiritualmente la tua visione»”. Questo episodio della Vita seconda di San Francesco d’Assisi narrata da Tommaso da Celano, ci introduce meravigliosamente al bravo del vangelo di questa domenica. Francesco viene posto dal Signore davanti ad una scelta, servire Lui o servire il desiderio umano, che nel caso del signorotto umbro aveva il volto insidioso del potere.

Ecco la scelta a cui da sempre l’uomo è sottoposto: quella tra Dio e il proprio egoismo, tra l’affidarsi alla propria concupiscenza o il fidarsi totalmente di Dio e della sua Provvidenza. È una scelta che chiede un aut- aut, o dentro o fuori, o bianco o nero. È una scelta cioè che non ammette zone grigie, non concede mezze misure. È la radicalità del Vangelo.

È proprio qui che si gioca tutta la nostra vita. Nella risposta a quella domanda che s’impone alla nostra coscienza: per chi o per che cosa voglio vivere? Certo non basterà tutta la nostra esistenza per rispondere a questo quesito. È una domanda che ci accompagnerà fino alla fine dei nostri giorni. Anche perché a questa domanda non si risponde una volta per sempre, è una risposta che bisogna dare giorno dopo giorno, momento dopo momento. La risposta poi non è fatta di parole, ma di scelte concrete che abbiano il profumo del dono. Fidarsi di Dio significa uscire dalle logiche del guadagno, del successo, del potere. Significa aprire il cuore all’altro che ha bisogno del mio amore. Ma significa soprattutto aprirsi all’amore di Dio, con la consapevolezza che è un amore che non abbandona mai.

Allora l’unica “occupazione” che ci viene chiesta è quella di fidarci veramente di Dio. E questo ci libera da ogni “pre-occupazione”. Ci libera cioè da tutte quelle azioni che vogliono anticipare i nostri atti di fiducia in Dio, per porre le nostre sicurezze in altro. Le pre-occupazioni sono le dispense trasbordanti di qualsiasi tipo di alimento, anche di quelli che saranno destinati alla pattumiera perché rovinano la nostra dieta; sono gli armadi satolli di vestiti, anche di quelli che l’anno prossimo butteremo perché saranno già passati di moda. Quando avremo dato concretezza alle nostre pre-occupazioni le nostre dispense e i nostri armadi avranno così ingombrato la nostra casa che non ci sarà spazio per nessuno.

 Don Michele Pace