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Oggi si è compiuta questa scrittura

«OGGI SI È COMPIUTA QUESTA SCRITTURA»
(Ne 8,2-4.5-6.8-10; Sal 18; 1Cor 12,12-30; Lc 1,1-4; 4,14-21)

Nelle prime due domeniche del Tempo Ordinario abbiamo completato la trilogia della Epifania, la manifestazione del Signore, che ha lasciato nel nostro cuore il desiderio vivo di un incontro personale con il Signore Gesù che vuole manifestarsi a ciascuno di noi. Nei Magi abbiamo visto che l’incontro con Gesù è stato possibile grazie alla loro coraggiosa fede nel richiamo misterioso della stella, che ha dato loro la forza e la perseveranza di andare fino in fondo nel loro cammino. Nella gente presente al Battesimo del Giordano abbiamo costatato la ferma volontà di cambiare vita per farvi entrare decisamente il Signore, con le sue serie ed esigenti richieste di conversione. Nei discepoli abbiamo ammirato la generosa disponibilità a lasciarsi coinvolgere nel progetto di Gesù e diventare pescatori di uomini. Dio si manifesta in modi diversi e continuamente, solo che non sempre la sua presenza viene notata ed accolta con sorpresa e gioia. Il tempo ordinario, nel quale entriamo in pieno in questa terza domenica, vuole allenarci ad avere un orecchio attento a saper ascoltare la sua Parola, un cuore docile e pronto ad accoglierla, ed una volontà che non si lascia sballottare a destra ed a sinistra, ma si impegna a metterla in pratica, facendola diventare norma permanente di vita.

Nell’indirizzo che egli scrive all’inizio del suo Vangelo all’amico “Teofilo” Luca di fatto si sta rivolgendo ad ogni Teofilo, cioè ad ogni persona che è alla ricerca di Dio e lo ama, perché il significato del nome indica appunto questo: amante di Dio, oppure amato da Dio. Ma siccome è certo che Dio ama ciascuno di noi di amore eterno, è meglio puntare sulla prima traduzione che mette l’accento sulla risposta dell’uomo. A Dio che parla bisogna rispondere. A Dio che si rivela e ci dona la sua presenza è necessario aprire il cuore ed accoglierlo. Luca è ben consapevole che l’incontro tra l’uomo e Dio si è realizzato storicamente in Gesù di Nazaret, e così avverrà per ogni uomo. Ed il mezzo semplice ed umile è quello di diventare suo discepolo, mettendosi all’ascolto della sua parola. Ecco perchè Luca si premura ad assicurare l’amico che egli per primo si è messo in situazione di ricerca e di ascolto, raccogliendo le testimonianze da quanti erano stati presenti ed avevano vissuto gli eventi narrati nel suo libro ed ascoltato in prima persona le parole di Gesù. Egli ha creduto ed è diventato discepolo, ed ora, con la sua personale esperienza e testimonianza, desidera guidare altri, e noi, a conoscere Gesù per accoglierlo nella propria vita.

La Parola, annunciata e poi scritta, diventa il veicolo prezioso del nostro incontro con il Dio vivente e con Gesù, sua parola fatta carne. Già la prima lettura, tratta dal libro di Neemia, ci orienta decisamente in questo senso. Il popolo di Dio, ritornando dall’esilio, riesce a ritrovare la sua originaria identità grazie alla parola che il Sacerdote Esdra desidera fare conoscere a tutto il popolo, con l’aiuto dei leviti che la spiegano per farne comprendere il senso. Il popolo sta vivendo una esperienza unica, perché riesce a percepire la presenza di Dio lungo le vicende della sua storia e ne scopre la sua vicinanza e misericordia. L’effetto è di straordinaria potenza. La gente piange all’ascolto della parola, perché scopre la sua infedeltà e riesce a vedere come Dio, pur abbandonandolo alla stoltezza del suo cuore, non ha mai rinunciato a cercarlo e ad essergli vicino perché il suo cuore si impietosisce di amore per questo popolo. Adesso Dio è lì, presente con la sua parola che incoraggia il popolo ad ascoltarlo ed a seguire la sua legge di vita. L’incontro con il Signore è un incontro di festa e di condivisione con i fratelli. Se le lacrime sono segno di pentimento sincero, nello stesso tempo rivelano l’emozione profonda di sentirsi amati da Dio. Per questo, sia Esdra, come pure i leviti ed il governatore Neemia incoraggiano il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore nostro Dio; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza». Da questa esperienza di incontro personale si può riprendere il cammino con Dio.

La seconda parte del brano evangelico ci presenta Gesù, che, subito dopo aver subito le tentazioni, ritorna in Galilea nella potenza dello Spirito Santo e subito la sua fama si diffonde ovunque, sopratutto a motivo del suo insegnamento. Si vede che nella gente si è risvegliata la sete di ascoltare la parola di Dio, che risuonava nella predicazione di Gesù. Luca si limita a dire in maniera molto densa che “tutti gli davano lode” a motivo del suo nuovo modo di annunciare la Parola. Così, dopo aver perscorso le città ed i villaggi attorno al lago, Gesù ritorna a Nazaret, e lì, “secondo il suo solito”, di sabato si reca nella sinagoga. Non è senza ragione che Luca nota con cura che Gesù era solito fare questo. Il rapporto con Dio e con la sua parola di vita non si può costruire con visite occasionali al luogo di culto o alla chiesa, ma occorre coltivarlo con l’assidua frequentazione della preghiera, della liturgia e della parola. Questa assiduità serve a creare una forma di familiarità con Dio che ci consente di entrare in comunione di spirito e di volontà con Lui. Gesù quindi entra nella sinagoga ed è invitato a leggere la Scrittura e a prendere la parola. E Gesù lo fa con naturalezza, scegliendo un brano del profeta Isaia, dove si annuncia la missione del Servo di Dio, il Messia, mandato a “proclamare l’anno di grazia del Signore”.

Come non percepire l’attualità straordinaria della profezia di Isaia alla luce della frase finale con cui Gesù chiude la sua spiegazione del brano scelto, affermando solennemente: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Con queste parole, Gesù afferma che il tempo dell’attesa è ormai giunto al suo compimento, perché con la sua presenza ha già iniziato a realizzare la profezia, che diventa come il proclama permanente della Chiesa, chiamata a portare avanti la missione di Gesù. Non è un caso che stiamo vivendo il Giubileo Straordinario della Misericordia indetto da Papa Francesco. E come un volere attualizzare la parola del Signore nel nostro tempo, che ha assoluto bisogno di riscoprire la misericordia, non solo come il volto vero di Dio, ma come il volto dell’uomo nuovo rigenerato da Dio per vivere come figlio, seguendo Gesù, immagine visibile del Padre. La misericordia non è e non può restare una idea, ma ha bisogno di essere realizzata. Ancora oggi “i poveri” attendono il lieto annuncio, i prigionieri del vizio, della violenza, dell’indifferenza, dei pregiudizi, attendono la liberazione, i ciechi che non vedono più la distinzione tra il bene ed il male, tra umano e disumano, attendono di recuperare la vista, gli oppressi dal pensiero dominante della nostra società che annulla le diversità attendono di recuperare la libertà di vivere da uomini e da figli di Dio con i loro limiti e la loro grandezza.

  1. Giuseppe Licciardi (Padre Pino)