Skip to content Skip to footer

Il nuovo numero di Proposta Educativa

PE 2_14 Link COVER

LA SCUOLA BENE COMUNE

– tra nuove riforme e vecchi problemi –

di Vincenzo Lumia

– Non è necessario scomodare studiosi ed esperti di varia natura, né spendere troppe parole per constatare come nel nostro tempo ci sia estremo bisogno di investire, con determinazione e lungimiranza, in educazione: essa è la grande assente e nello stesso tempo rappresenta la risorsa indispensabile per accompagnare, sostenere, dare gambe e  futuro a qualsiasi progetto volto a rendere più a misura d’uomo le dinamiche esistenziali, sociali, politiche ed economiche che ritmano le vite dei singoli e delle comunità.

Proprio per questo alla scuola viene riconosciuto un ruolo fondamentale: essa è  uno dei principali, anche se non l’unico, luogo ad altissima valenza educativa e formativa e come tale si deve sempre più qualificare ed attrezzare.

(Per abbonarsi a Proposta Educativa clicca qui). 

In linea teorica tutti si è d’accordo, i problemi si presentano nel momento in cui bisogna passare dalle considerazioni di principio e dai buoni propositi alla progettualità, alle scelte, agli investimenti, ai percorsi conseguenti.

Il mondo della scuola è attraversato ormai da molto, troppo tempo da un forte disagio: contestazione studentesca, malessere degli insegnanti, risultati non all’altezza dei bisogni e delle aspettative… sono cartine di tornasole di una realtà che rischia di implodere, di cedere strutturalmente sotto il peso dei mille problemi quotidiani che la attanagliano e la assediano.

Da tutte le parti si avverte la necessità di interventi in profondità, di scelte coraggiose, perché essa torni ad avere una posizione centrale, strategica nella vita del Paese e di ogni territorio e comunità.

Una occasione di primordine per intervenire è ora alla portata di quanti hanno a cuore la crescita delle nuove generazioni e lo sviluppo globale della società: le Linee guida «La buona scuola», predisposte dal governo.

Un banco di prova  per verificare la reale volontà di una assunzione piena da parte di tutti e di ciascuno perché la scuola diventi finalmente prezioso “bene comune”.

Il governo ha mosso le acque, ha fatto una proposta, ha aperto le consultazioni… ora alle diverse realtà sociali il compito di un contributo significativo, per giungere a scelte condivise, comuni, capaci di andare oltre le appartenenze, gli schieramenti, le visioni particolari.

Occorre che ci si metta realmente in gioco, puntando al risultato finale che si vuole conseguire e avendo costantemente presente da quale idea di scuola si vuole partire per tradurla in “coerenti” percorsi, tempi, strumenti, risorse…

Niente, quindi, posizioni di bandiera, preconcetti, particolarismi, corporativismi, difesa di piccoli o grandi interessi di bottega. Bisogna lasciare da parte, almeno in questa occasione, l’italico gioco del tutti contro tutti, dell’arida lamentela, della saccente ironia, dello stare alla finestra per discettare ed emettere sentenze.

Non è più tempo di scetticismo, di sterile e distruttiva contestazione, né di atteggiamenti adolescenziali volti al pessimismo più cupo o ad un ottimismo aleatorio e includente, né di decisionismo arrogante e prepotente.

Ben vengano i rilievi, i giudizi, gli ammonimenti…  purché essi stiano dentro la logica dell’apporto costruttivo, delle indicazioni e dei suggerimenti volti a migliorare, evitare errori, fare scelte necessarie. Con l’auspicio che i diversi contributi, frutto di studio, di approfondimento, di confronto, di competenze, di esperienze… siano recepiti,  valorizzati, tenuti nel massimo conto da chi avrà la responsabilità di decidere e legiferare.

Riteniamo importante soprattutto insistere sulla necessità di definire chiaramente le finalità che si intendono perseguire, gli obiettivi che si vogliono raggiungere ed il quadro di insieme, la visione unitaria, l’idea madre dentro cui finalità, obiettivi, scelte vanno collocati… per passare conseguentemente ai percorsi, agli strumenti, all’equipaggiamento necessari e alle risorse da investire. I fini vanno supportati dai mezzi, quest’ultimi devono essere coerenti con i primi.

Certo se l’approccio è quello del mettere le pezze, del taglio della spesa…. come pare, ad esempio, sia stato quello che ha portato alle nuove/vecchie modalità di espletamento dell’esame di stato… allora non ci pare essere questa la strada da percorrere. Sarebbe stato opportuno chiedersi quale finalità debba avere oggi l’esame di stato, la sua utilità rispetto alla crescita complessiva dei giovani, cosa realmente serva verificare in termini di conoscenze e di competenze acquisite e, poi, scegliere le modalità più consone a tutto ciò e, ovviamente, nella logica del massimo risparmio a fronte della qualità del prodotto che si vuole ottenere. Nessuna scelta, men che meno, quella che riguarda la vita ed il futuro delle nuove generazioni, può essere operata all’insegna del mero economicismo ed essere appannaggio esclusivo dei burocrati ministeriali, dei funzionari che operano a “tavolino”, degli analisti che si limitano a somministrare “strani”e “estranei” test, a interpretare  dati: all’interno della scuola italiana, nella società, tra gli esperti, i giovani, gli adulti… ci sono conoscenze, competenze, esperienze e tutto ciò che occorre per ripensare una scuola che sia all’altezza delle sfide del tempo presente e delle esigenze che si delineano all’orizzonte, per un futuro che va preparato ed orientato in maniera partecipativa, democratica e non subìto o imposto da potentati di varia natura.

In quest’ottica si colloca la scelta di dedicare il presente numero di Proposta Educativa alla scuola, con l’intento di fornire un contributo di base che possa servire ad ampliare e approfondire il dibattito, a cogliere le sfide, la posta in gioco, a riflettere e concorrere a definire l’orizzonte ideale e progettuale, i problemi da affrontare, i nodi da sciogliere, le questioni di fondo…

Un apporto iniziale, nella logica del dialogo, per un progetto di scuola a servizio della crescita in umanità della società, delle nuove generazioni, delle famiglie, della comunità, a partire dagli ultimi perché nessuno si senta e venga escluso. Questa è la scuola che ci sta a cuore: “I Care”, per dirla alla don Milani. 

Cover PE_2_2014

Indice PE_2_2014

Editoriale PE_2_2014