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Mandati nel mondo con la forza che viene da Cristo

Ascensione del Signore – Anno B –

Marco (16,15-20)

AscensioneOggi Gesù ascende al cielo e siede alla destra del Padre, sul suo trono di gloria. L’impressione è che siamo rimasti orfani, mandati ad annunciare la parola di chi è salito al cielo e non è più con noi. Inviati ad annunciare speranza, a dire a tutti che Lui è risorto, ma senza prove; mandati senza il Suo corpo. Sembra un’opera assurda: chi si fiderà del nostro annuncio?

«Vi accompagneranno segni» (v 17), dice Gesù, ma come si fa a fidarsi della parola e dei segni?

E’ vero, è difficile fidarsi di chi ci ha lasciati e non è più con noi, ma io scelgo di appartenere a Cristo, al Risorto, a chi è asceso al cielo; ho fiducia nella Sua promessa! Ho fiducia nel suo amore coinvolgente. Nel cuore sento la Sua voce che ripete anche per me: «Io sarò con voi ogni giorno, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20); «quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire» (Mt 10,19).

Capisco, allora, che il Risorto non è andato via, non è scomparso dalla mia vita, è sempre presente. E’ Lui che anima il mondo, che suscita vita nuova, che infonde speranza nel cuore di quanti si fidano della Sua Parola. E’ Lui che manda lo Spirito come una “fiamma” che brucia e purifica, per creare vita vera e buona in tutti.

«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a o­gni creatura» (v 15).

Fondamento del Padre è donare vita e amore a ogni uomo. All’unigenito Figlio ha dato mandato di far conoscere a tutti gli uomini, il Suo volto di Padre innamorato e misericordioso, la Sua passione per la vita buona e piena per tutti gli uomini, anche per i più piccoli, gli ultimi e i dimenticati.

Perché questo si realizzi, Gesù sce­glie donne e uomini comuni, persone che stentano a capire, che al momento opportuno sanno tradire, rinnegare e per paura fuggire: e in essi riconosco me stesso. Persone comuni ma capaci di cambiare il proprio cuore, i sentimenti e la propria vita; capaci di fare cose straordinarie, se unite in Lui e rafforzati dallo Spirito.

Ecco, allora, il senso della mia vocazione e il posto che occupo nella Chiesa: Andare per annunciare a tutti la vita nuova in Cristo; dire che in Lui la speranza non muore e troveremo parole da proclamare e forza per andare avanti, quando stanchezza e scoraggiamento si faranno sentire.

 «Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio» (v 19).

Insieme a tutta la Chiesa esulto di gioia, perché in “Cristo asceso al cielo, la nostra umanità è innalzata accanto a te, o Padre e noi, membra del suo corpo, attendiamo nella speranza di raggiungere Cristo, nostro capo, nella gloria” (Cfr. Colletta S. Messa dell’Ascensione del Signore). Esulto di gioia Signore, perché ho la certezza che “sei andato a preparare un posto” per me e tutti quelli che credono e sperano in Te. Esulto di gioia Signore, perché sei alla destra del Padre, seduto nel tuo trono di gloria, ma il mio sguardo non può fare a meno di fermarsi anche sul tuo trono terreno: la croce! E’ da questo trono terreno che gridi a tutta l’umanità quanto Tu sei vicino a chi soffre; è pendente dal legno che m’inviti ad andare avanti nel mio dolore quotidiano, nello sconforto, nella mia vita dilaniata dai mille problemi quotidiani, nelle mie paure e nel mio peccato.

Guardo la tua croce e capisco che non sono solo. Guardo la Tua croce e ho la certezza che ogni giorno Tu cammini accanto a me, affinché io sia unito a te fin da ora, nell’attesa di raggiungerti definitivamente nella gloria futura.

 «Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro» (v 20).

In questo versetto c’è tutta la straordinarietà del Figlio che annuncia la grandezza dell’amore del Padre: Il Signore operava insieme (in sinergia) con loro, agiva accanto agli apostoli, univa la sua forza a quella dei dodici e come loro io ricevo la stessa forza, perché amato allo stesso modo da Lui. E’ in queste parole che cadono tutti i miei alibi, le mie paure e le mie giustificazioni per non andare: Io non sono mai solo! Anche quando sono solo con me stesso, non sono mai solo in me stesso. In me c’è la forza che viene da Cristo, Lui agisce in “sinergia” con me. Io sono portatore della forza di Cristo, non della mia. E’ questa consapevolezza che ha spinto gli apostoli – ed erano solo dodici – a diffondere la Chiesa in tutto il mondo. Oggi, siamo più di dodici, peccato però che non riusciamo ad andare lontano. Forse abbiamo dimenticato che quando agiamo “non siamo soli”, ma siamo portatori di Cristo e della sua grazia.