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Maestro, dove abiti?

«Maestro, dove abiti? – Venite e vedrete!»
(1Sam 3,3-10.19; Sal 39; 1Cor 6,13-15.17-20; Gv 1,35-42)

       Il Battesimo di Gesù al Giordano segna il punto di raccordo tra gli eventi umili e, allo stesso tempo straordinari, della sua venuta in mezzo a noi, e l’inizio della sua manifestazione ad Israele. A partire dal Giordano, Gesù inizierà la sua missione pubblica rivelandosi come Messia e Figlio di Dio. Giovanni è stato mandato per preparare la strada ed indicare agli uomini che Colui che doveva venire era venuto ed era presente. La pagina del Vangelo di questa domenica inizia presentandoci Giovanni al Giordano insieme ad alcuni suoi discepoli. Ed è proprio da essi che egli comincia a mettere in atto la sua missione di testimone. Gesù si trova proprio lì, Egli si presenta come uno qualunque. Solo chi ha gli occhi illuminati dallo Spirito di Dio lo può riconoscere, ed è Giovanni che lo indica ai due discepoli che erano con lui: “Ecco l’Agnello di Dio!”. Ed essi si misero a seguirlo, andando verso Gesù, desiderosi di conoscerlo direttamente. Giovanni ha fatto la sua parte, indicandolo. Adesso tocca loro darsi da fare per incontrarlo e conoscerlo. Non basta il sentito dire, occorre l’esperienza personale.

Qualcosa di analogo a quello che successe ai due discepoli, Andrea e Giovanni, era successo già al piccolo Samuele, un ragazzo che fino dalla nascita era stato consacrato a Dio e da quando aveva quattro anni viveva nel tempio sotto la custodia del sacerdote Eli. Già era un ragazzo quando ebbe la sua prima e profonda esperienza di Dio. A lui Dio si manifesta nel sonno, chiamandolo per nome, ma il ragazzo non lo riconosce, anzi crede che sia stato il suo tutore a chiamarlo. E questo avvenne per ben tre volte. Trovo assai interessante l’osservazione che Samuele non aveva ancora conosciuto il Signore e che non gli era stata rivelata la sua parola. Da notare come il ragazzo sia pronto ogni volta a rispondere e non si gira dall’altra parte, anzi si alza subito dal letto per andare da Eli e chiedere cosa vuole. Dopo la terza volta, però, Eli comprende che il ragazzo è chiamato da Dio e così gli indica quello che deve fare: Appena ti sentirai chiamare, rispondi: “Parla, o Signore che il tuo serva ti ascolta!”. E così, guidato da Eli, Samuele imparò a conoscere il Signore, il quale gli parlò a tu per tu, personalmente.

Davvero profonda e suggestiva la descrizione che ci dice che “venne il Signore e stette accanto a lui”. Da lì inizia il dialogo da cui nasce un profondo rapporto che trasforma Samuele, facendolo diventare uomo di Dio. L’incontro con Dio non può limitarsi ad una conoscenza occasionale, subito dimenticata e sepolta da tante altre conoscenze. Ha bisogno di tempo, di quella inevitabile esigenza di “stare accanto”, di vicinanza, di familiarità. Anche Gesù segue lo stesso metodo quando c’è qualcuno che s’incontra con lui. Tornando ai due discepoli che si erano messi a seguirlo, leggiamo che, non appena Gesù si rese conto che lo seguivano, si volse verso di loro e domandò: “Cosa cercate?”. Egli li provoca a prendere coscienza dei loro sentimenti ed emozioni. La risposta è piuttosto imbarazzata: “Maestro, dove abiti?”. Gesù capisce cosa nasconde quella domanda e risponde: “Venite e vedrete!”. Ancora una volta non si contenta di dare una informazione, ma li invita a rendersi conto loro stessi di persona. Se vogliono conoscere Gesù devono andare a casa sua, vedere come vive e stare con lui.

Il racconto è di una sobrietà sconcertante. I due andarono con Gesù, videro dove abitava e stettero con lui tutto il giorno. La notazione di tempo è straordinaria: “Erano circa le quattro del pomeriggio!”. Quell’incontro ha segnato profondamente la loro esistenza, e non l’hanno mai più dimenticato. Da quel momento hanno deciso di donare la loro vita al Signore. Sono rimasti talmente affascinati, che non vedono l’ora di comunicare la loro esperienza alle persone più care. Non sappiamo cosa ha detto loro Gesù. Sappiamo però che non appena Andrea incontra suo fratello Simone la prima cosa che gli dice è: “Abbiamo trovato il Messia!”. Non solo, ma lo conduce subito da Gesù. Anche per Pietro è un incontro folgorante, che gli permette di scoprire la sua vocazione. Pietro non dice una parola. Egli rimane come abbagliato di fronte a Gesù che gli rivela la sua nuova identità: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa!”. É appena l’inizio della loro storia con Gesù, ma in questo inizio è già tracciato tutto un cammino da percorrere con fatica giorno dopo giorno.

L’intuizione di un momento è illuminante, ma se la luce non continua a splendere sul tuo cammino ti perdi nel buio. L’incontro di Samuele con Dio non si è concluso in quella straordinaria esperienza iniziale, ma ci viene detto che Samuele crebbe ed il Signore era con lui e quindi questo rapporto con Dio è maturato, si è continuamente rafforzato, perché Samuele ha imparato a vivere alla sua presenza e ad alimentarsi con la sua parola. Bellissima la sintesi di tutta la sua vita, racchiusa in un solo versetto: Samuele “non lasciò andare a vuoto una sola della parole di Dio”. Cosa ci dice questa pagina sul nostro rapporto con Dio? Lo stesso vale per i discepoli. Quello che è avvenuto in quel giorno è come l’anticipo di quello stare con Gesù che si realizza nel tempo del loro discepolato. Gesù infatti li chiama anzitutto perché “stiano con Lui” e poi per mandarli a predicare. La vita quotidiana è il luogo dove apprendiamo a stare con Gesù, ad ascoltare la sua parola, a lasciare che essa penetri nella nostra vita e la trasformi, è il luogo della fedeltà e della perseveranza.

Giuseppe Licciardi (Padre Pino)