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IO SONO LA RESURREZIONE E LA VITA

«IO SONO LA RESURREZIONE E LA VITA»
(Ez 37,12-14; Sal 129; Rm 8,8-11; Gv 11,1-45)

            Con il racconto della risurrezione di Lazzaro, si completa il trittico delle letture giovannee, che accompagnava i catecumeni nelle ultime settimane del loro cammino verso il battesimo con la piena professione della loro fede in Cristo Gesù, Profeta e Messia, Salvatore del mondo e Figlio di Dio. Nello stesso tempo anche noi siamo stati provocati a rivedere la nostra fede per una opportuna verifica e messa a punto. Il Vangelo di questa domenica ci consente di fare un ulteriore passo in avanti, quasi a rispondere alla sottile provocazione di Paolo che afferma chiaramente che se noi crediamo a Gesù solo per questa vita terrena saremmo i più miserabili fra gli uomini. La nostra fede infatti va oltre i confini di questa vita terrena e si estende verso la pienezza della vita, la vita eterna. Per questo Gesù dice alla Samaritana che l’acqua del pozzo la può dissetare solo per un po’ di tempo, mentre Egli le dà l’acqua che dura per la vita eterna e che non finirà mai di zampillare. Per questo Gesù dice al cieco che Egli è la luce del mondo e chi lo segue avrà la luce della vita. Ed è anche per questo motivo che Gesù dice a Marta che Egli è la Risurrezione e la Vita, e chi crede in Lui, anche se passa attraverso la morte, vivrà.

            Il profeta Ezechiele, attraverso l’immagine dei sepolcri che si aprono, annuncia al popolo d’Israele, che sarebbe sopravvissuto dall’esilio, ma nello stesso tempo allude ad un altro tipo di risurrezione che la potenza dello Spirito di Dio avrebbe dato al suo popolo. Il profeta ci assicura che Dio avrebbe effuso il suo spirito per fare rivivere il suo popolo, e questo era dato come segno irrefutabile della sua signoria assoluta sulla vita e sulla morte, per cui s’ impegna solennemente: «L’ho detto e lo farò». Davvero potente questa breve lettura del profeta. Paolo, da parte sua, completa queste affermazioni ribadendo ai cristiani di Roma che il Signore della vita «darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi». Il tema di fondo di tutte le tre letture di questa quinta domenica di quaresima riguarda la verità proclamata a conclusione della professione della nostra fede, il Credo, e che costituisce l’esito definitivo della nostra esistenza terrena: “Credo la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà”. Non è una verità opzionale, ma è la conclusione ovvia della nostra fede in Colui che è il Signore della vita.

            Per annunciare con estrema forza di convinzione ed in maniera indimenticabile questa verità, che del resto faceva parte del Credo dei farisei del suo tempo, Gesù prende l’occasione dall’improvvisa morte di Lazzaro di Betania, suo amico carissimo insieme con le due sorelle Marta e Maria, presso la cui casa Gesù era ospite sempre gradito. Le due sorelle, quando capirono che Lazzaro era molto grave, mandarono ad informare Gesù. Ma Gesù, invece di partire subito, indugia altri due giorni. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un suo strano modo di comportarsi. Ma anche quell’indugio ha una ragion d’essere. Gesù informa i suoi discepoli con una frase sibillina, dicendo che Lazzaro si era addormentato ed egli andava a svegliarlo. Ma vista l’incomprensione dei discepoli, lo dice chiaramente: «Lazzaro è morto, andiamo da lui!». L’uso del linguaggio simbolico del sonno, voleva alludere al fatto che per Lui la morte non è l’ultimo traguardo che l’uomo può raggiungere, mettendo fine alla sua esistenza. Come uno si sveglia dal sonno per andare avanti con un nuovo giorno, così, coloro che muoiono non arrestano definitivamente il corso della loro vita, ma lo portano in avanti. La vita va oltre i limiti del tempo; attraverso la soglia della morte si entra nella dimensione dell’eternità.

            L’insegnamento che Gesù vuole impartire, iniziando dal cuore aperto e sensibile di Marta e di Maria, non riguarda soltanto la risurrezione, perché le due amiche credono nella risurrezione. Ma la novità assoluta che Gesù comunica è che il mistero della risurrezione ha a che fare con la sua persona. Ancora una volta ci troviamo di fronte alla rivelazione della identità profonda di Gesù. Egli ha legato la sua vita a quella di tutti gli uomini, facendosi uomo come noi, e condividendo la nostra morte. Nello stesso tempo, questo scendere negli abissi della morte gli ha consentito di sconfiggere il potere della morte con la potenza della sua Risurrezione. Quello che compie in Lazzaro, mentre è un segno grandioso della sua potenza, è anche un annuncio della sua risurrezione e della risurrezione di cui avrebbe fatto partecipi tutti gli uomini. Giovanni nota subito che, quando Gesù arriva, già Lazzaro si trovava nel sepolcro da quattro giorni, un tempo più che sufficiente per dichiarare l’assoluta certezza della morte, perché si riteneva che l’anima restasse legata al corpo per tre giorni. Quindi al quarto giorno si era oltre ogni pensabile possibilità di poter restituire la vita al morto.

            Gesù però, fin dall’inizio, aveva dato una “lettura” originale dell’evento, dichiarando che quella morte serviva per manifestare la gloria di Dio e per rafforzare la fede dei suoi discepoli. Quello che si prepara a compiere entra quindi nella logica di una professione di fede che riguarda la sua persona. Le due sorelle  aspettavano la venuta di Gesù, perché erano certe che Egli non avrebbe fatto morire l’amico. Ma a Gesù questo non bastava. Egli aveva preparato qualcosa di più grandioso. Ancora una volta, parlando con Marta, Gesù inizia il suo dialogo con una domanda che esige la fede dell’interlocutrice: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Marta rispose con quella prontezza ed apertura di fede che Gesù si aspettava: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Adesso possono andare al sepolcro per sentire, al di là di ogni immaginazione, la potente voce di Gesù che chiama il suo amico: «Lazzaro, vieni fuori!». Lazzaro viene fuori, l’orologio della sua vita viene solo spostato indietro. Egli avrebbe reincontrato la morte. Ma a noi vien data ormai la certezza che, grazie a Gesù, “anche se uno muore, vivrà”.

            Giuseppe Licciardi (Padre Pino)