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I miei occhi hanno visto la tua salvezza

I MIEI OCCHI HANNO VISTO LA TUA SALVEZZA

(Ml 3, 1-4; Salmo 23; Eb 2, 14-18; Lc 2, 22-40)

 Poiché in questa domenica cade una Festa del Signore, la Chiesa sospende il ciclo domenicale per farci celebrare la festa liturgica della Presentazione del Signore, un evento dell’infanzia di Gesù che ci aiuta ad entrare nel mistero della sua Persona, guidati dalla viva testimonianza di due persone anziane privilegiate: il vecchio Simeone, uomo pieno dello Spirito di Dio e la  profetessa Anna. Mi piace seguire il racconto che ce ne fa Luca: “Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore”. É davvero interessante notare come per ben tre volte in questo passaggio, e una quarta volta subito dopo, viene ripetuta la nota che tutto si sta compiendo “secondo la Legge del Signore”. Il testo parla della “loro purificazione” e del bambino che viene “offerto al Signore”. Nella liturgia bizantina, questo evento dell’infanzia di Gesù viene indicato col nome di  “Ipapantè”, che significa “Incontro”. Quindi viene celebrato l’incontro gioioso di Dio con il suo popolo. Il Signore va incontro al suo popolo nel suo tempio.
Mentre Maria e Giuseppe compiono con devozione tutte le prescrizioni della Legge, ecco che entra nel Tempio un uomo venerando, di nome Simeone, che viene presentato come uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore”. Quest’uomo quindi aveva educato il suo cuore a lasciarsi sorprendere da Dio, e quella mattina, lasciandosi guidare dallo Spirito di Dio, si reca nel Tempio. E qui la sua attenzione viene subito attirata da quella giovane coppia, che stava compiendo gli adempimenti della Legge. Vedendo il bambino in braccio a Maria, riconosce subito che è proprio Lui colui che da anni ha aspettato e che ha costituito lo scopo e la forza della sua vita. Quindi si avvicina a Maria, che sorridendo, gli mette in mano il Bambino, che egli accoglie con gioia fra le braccia, e pieno dello spirito profetico, comincia con gioiosa commozione a benedire Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».
Lo scopo della sua vita è stato realizzato, quindi Simeone è ormai pronto ad andare in pace incontro al Signore. Il Signore è stato fedele, ha mantenuto con lui la sua promessa di lasciargli vedere il Cristo del Signore. Egli ha visto con i suoi occhi la salvezza, presente in quel bambino, il cui nome, Gesù, significa “Dio Salva”. E la visione di Simeone non si ferma ai confini d’Israele, ma spazia verso gli orizzonti sconfinati di tutti i popoli della terra, ai quali è destinata la salvezza, a partire da Israele. Le parole di Simeone sono pura Parola di Dio, raffinata al fuoco dello Spirito, per cui colmano di stupore i genitori, che non ne colgono lì per lì tutto il significato. Ma Simeone non ha finito il suo compito. Prima di congedarsi da loro, infatti, si ferma un istante per benedirLi, quindi si rivolge alla mamma con la sua ultima profezia, che riguarda sia il bambino come pure lei personalmente, che viene vista intimamente legata alla sorte del figlio. La guarda negli occhi e dice: “Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori”. Parole molto pesanti che riguardano la identità profonda di quel Bambino.
Gesù entra nel Tempio per compiere la purificazione del suo popolo, perché non è Maria che ha bisogno di essere purificata, ma questo popolo che onora Dio con le labbra però mantiene il suo cuore lontano da Lui. Gesù è venuto per fare esplodere le contraddizioni di questo popolo dalla dura cervice, perché di fronte a Lui non si potrà più fingere. Gli uomini saranno chiamati a prendere una decisione: con lui o contro di Lui. Non c’è una terza via. I cuori degli uomini verranno posti di fronte alla nuda verità e dovranno compiere la scelta decisiva. Non si può rimandare all’infinito, non si può continuare a fare finta di non capire. Non ci sono ulteriori alternative: o caduta o resurrezione. La Madre non sarà una semplice testimone di questi eventi, ma sarà coinvolta di persona. La sua anima sarà trafitta, nel momento in cui il Figlio verrà innalzato sulla Croce e offerto in sacrificio al Padre per la redenzione di tutti gli uomini. Mettendo il Bambino nelle mani di Simeone, Maria lo ha consegnato all’intera umanità, ma anzitutto al Padre celeste che accoglie quell’offerta.
Quel giorno, nel Tempio, c’è un’altra presenza significativa e di certo non casuale. Si tratta di Anna, la profetessa, una donna anziana, che ha conosciuto la sofferenza, ma che ha consacrato la sua vita al servizio di Dio, aspettando anche lei la redenzione d’Israele. Lo Spirito di Dio prende anche lei, che viene trascinata dal vortice profetico e comincia a parlare di questo bambino a tutte le persone che lei conosceva e che come lei aspettavano la redenzione d’Israele. I suoi occhi stavano contemplando il Messia di Dio, ma questo non era un annunzio che poteva tenere per se stessa. Lo stesso Spirito metteva nelle sue labbra le parole adatte per parlare di Lui ed animare la speranza dei poveri d’Israele, che avevano sospirato quel giorno ed ora potevano celebrare con gioia le misericordie del Signore. Anna aveva ottantaquattro anni, eppure il suo cuore era stracolmo di gioia e batteva come quello di un’adolescente innamorata al suo primo appuntamento. Il Signore in quel momento sta colmando la vita di Anna fino all’orlo. Colui di cui i profeti avevano parlato, ma senza averlo potuto vedere, adesso Anna lo può contemplare con i suoi occhi. Nel Signore ha posto la sua speranza, ed Egli ha colmato i desideri del suo cuore.
Giuseppe Licciardi