Skip to content Skip to footer

"E' il Signore!"

“SAPEVANO BENE CHE ERA IL SIGNORE”
(At 5,27-32.40-41; Sal 29; Ap 5,11-14; Gv 21,1-19)

Siamo in una giornata qualunque della settimana, una giornata lavorativa, e Pietro e gli altri si fanno trovare in assetto di lavoro. Di Gesù ancora non si parla. Pietro decide da solo, anche se è seguito dagli altri, e insieme trascorrono tutta la notte sul lago a pescare. Ma non combinano nulla. Sul far dell’alba qualcuno dalla riva li chiama, chiedendo se avessero preso del “companatico”, cioè del pesce, ma sono costretti a rispondere che non hanno pescato nulla. Così quell’uomo, che essi ancora non riconoscono, grida loro di gettare la rete dalla parte destra della barca. Essi lo fanno e subito sentono che la rete comincia a tirare perchè si va riempiendo di pesci. A questo segno, ecco che Giovanni riconosce subito Gesù in quell’uomo che si trovava sulla terra ferma e lo grida a tutti. Non appena Pietro sente dire che è Gesù, si getta in acqua per andare a raggiungere il Maestro. In questa scena c’é un particolare interessante. Leggiamo che Pietro si mette la sopravveste perchè era nudo. Se stiamo attenti all’uso delle parole, ci rendiamo conto che questo verbo, “cingersi”, è usato da Giovanni qui e nell’Ultima Cena, quando Gesù “si cinge” per lavare i piedi ai discepoli. Se Pietro vuole raggiungere Gesù, lo deve imitare nel servizio amorevole verso i fratelli.

Giunti sulla riva, vedono che Gesù stava preparando la colazione per loro: c’era la brace, con sopra dei pesci, e c’erano dei pani. La prima cosa che Gesù chiede è che gli portino qualcuno dei pesci che avevano appena pescato. Gesù valorizza la fatica dei discepoli, facendo comprendere che anch’essi devono fare la loro parte, che il loro contributo è richiesto ed è prezioso ai suoi occhi. Nello stesso tempo cominciano a capire che nel nuovo genere di pesca che sono chiamati a compiere non possono fidarsi della loro personale inventiva, della loro intelligenza e delle loro capacità, perchè devono regolarsi in base alla parola del Signore e al suo esempio. Non c’è altra strada per portare frutto se non rimanere in fedele obbedienza ed ascolto della sua parola. Ma non può sfuggirci l’altra nota che Giovanni mette in evidenza: il fatto che i discepoli sono uniti ed agiscono in piena armonia, pur nella visibile diversità della loro personalità. La diversità di ciascuno serve ad arricchire gli altri, non a creare divisioni; ad offrire nuove possiblità e nuovi modi di agire e di pensare, non a creare confusione e disordine. Sono diversi tra loro, eppure riescono a lavorare insieme nell’amore, portando frutto abbondante. Questo vale per loro, ma vale anche per la nostra Chiesa di oggi e per le nostre comunità.

Giunti sulla spiaggia, qualcosa è cambiato, qualcosa di molto importante. Fino a quel momento Giovanni ha insistito sul fatto che non riuscivano a riconoscere Gesù. Ora che si sono avvicinati a Lui e stanno mangiando di quello che Lui aveva preparato, ci viene detto esplicitamente che “sapevano che era il Signore”. Ora sono pronti a iniziare la loro missione di annunciare Gesù, di rendergli aperta testimonianza, perchè Egli non è un fantasma o uno sconosciuto, ma Colui a cui la loro vita è ormai legata per sempre, perchè lo hanno visto e lo hanno ben conosciuto. Ma pare che c‘è ancora qualcosa da completare, ed è proprio in questo contesto di dono reciproco che Gesù compie quest’ultima parte della sua opera, che riguarda Simone, figlio di Giovanni.

Appena finito di mangiare, Gesù chiama Pietro in disparte e avvia con lui un dialogo di una bellezza stupefacente, ma di grande contenuto umano e di fede. Per ben tre volte gli fa una domanda imbarazzante, chiamandolo sempre con il suo nome proprio “Simone figlio di Giovanni”, per fargli ricordare la sua umanità, la sua fragilità, la sua presunzione, e pure la sua vigliaccheria. “Mi ami tu più di costoro?”. Bellissime le risposte di Simone, che sa di non poter contare su se stesso, ma ogni volta premette: “Tu lo sai che ti voglio bene”, e così Simone si affida alla conoscenza profonda che Gesù ha di lui e delle sue potenzialità, una volta che decide di affidarsi completamente a Lui. Ogni attestato di amore è seguito da un comando e da una precisa responsabilità che gli viene affidata: pascere e prendersi cura dei “suoi” agnelli e delle “sue” pecorelle. Simone, che finalmente ha capito che il suo compito è basato sull’amore e sulla comunione profonda con Gesù, sa che deve fare di tutto per rappresentare lo stesso Gesù di fronte ai fratelli.

Adesso, e solo adesso, Gesù gli rinnova l’invito, che questa volta suona come un amorevole comando: seguimi e il nome nuovo, quello datogli dallo stesso Gesù, indica la sua missione: Pietro, colui che garantisce l’unità e la solidità della Chiesa, nella misura in cui sta fortemente aggrappato a Gesù. Finora Pietro ha fatto di testa sua. Pur essendo sempre con Gesù, non ha pensato ed agito alla maniera di Gesù. Non lo ha realmente seguito. Pietro ora è pronto a seguire il suo Maestro sino alla fine, sino a salire sulla croce come lui e per lui. La prima lettura dagli Atti degli Apostoli ci da già la misura netta del cambiamento avvenuto in Simone. A fronte alta professa la sua fede in Gesù di fronte al sommi sacerdote a al sinedrio, senza alcuna paura, affermando che nessuno più lo potrà mettere a tacere, perchè egli deve obbedire a Dio e non agli uomini! Pietro esce dal tribunale degli uomini, dopo aver subito la flagellazione, ma è pieno di gioia perché è stato oltraggiato nel nome del Signore Gesù. Così Gesù lo voleva!

Pino Licciardi (P. Pino)