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Seconda Domenica di Avvento

Seconda Domenica di Avvento

«PREPARATE LE VIE DEL SIGNORE»
(Is 40,1-5.9-11; Sal 84; 2Pt 3,8-14; Mc 1,1-8)

Già prima che cominciasse il tempo di avvento si erano accese le ammaliatrici luci di Natale. La macchina vorace dell’economia gira già a pieno ritmo, con lo scopo di riuscire a concludere vantaggiosi affari, nonostante il periodo molto difficile che le nostre famiglie attraversano con questa pandemia. Si parla di Natale, scavalcando a piè pari l’avvento, col rischio di farci perdere una preziosa opportunità di ordine umano e spirituale. Se ci fermiamo solo un attimo a riflettere sulle letture che la liturgia ci propone in questa seconda domenica di avvento, ci rendiamo conto di come risuona con forza ed insistenza l’invito a preparare le strade ed a mettere i cuori in stato di attesa vigile ed operosa per poter accogliere il Signore che viene e porta con sé il premio per coloro che lo aspettano. Possiamo notare come si parla di ben tre tipi di Avvento. Il primo avvento si riferisce all’attesa del Messia che viene annunciato dai profeti; il secondo riguarda i contemporanei di Gesù ai quali egli sta per essere annunciato da Giovanni; il terzo è quello che tutti noi aspettiamo e verso il quale siamo protesi.

Questi tre tipi di Avvento hanno una caratteristica comune che li connota e che pone le varie persone coinvolte nella stessa disposizione emotiva e spirituale, quella di guardare con fiducia in avanti, nella speranza di andare incontro, e nello stesso tempo accogliere, un mondo nuovo e diverso. Il salmo già preannuncia in forma poetica questo mondo futuro in cui “amore e verità s’incontreranno e giustizia e pace si baceranno”. Avviene come una meravigliosa ed efficace sinergia tra il dono di Dio che viene dall’alto e l’opera paziente ed instancabile da parte dell’uomo. Il cielo e la terra collaborano per realizzare insieme questa opera grandiosa che renderà manifesta la gloria di Dio in questo nostro opaco e triste mondo. Perché la gloria del Signore riguarda anzitutto l’uomo, perché é proprio nell’uomo che Dio vuole realizzare le sue meraviglie. “La gloria di Dio è l’uomo vivente”, diceva Sant’Ireneo, facendo comprendere che l’uomo vive in pienezza quando lascia trasparire nella sua esistenza quotidiana la presenza di Dio, vivendo in maniera coerente e gioiosa secondo i suoi desideri.

Già l’apostolo Pietro, scrivendo ai fedeli, che forse si aspettavano da un momento all’altro la venuta del Signore, li esorta a non fare calcoli e non contare i giorni, perché la venuta del Signore è imprevedibile. Essa può giungere da un momento all’altro, come pure può ritardare, per dare a tutti la possibilità di pentimento e non perdere la grande opportunità di salvezza che Dio desidera offrire a tutti. Ogni giorno è buono per la sua venuta, quindi il credente deve farsi trovare pronto, in stato operosa attesa, non stancandosi mai di compiere il bene e di camminare in santità di vita e nella preghiera incessante. Con questo stile di vita, prepara ed affretta i cieli nuovi e la terra nuova che Dio gli ha promesso. E quasi a ribadire l’idea che ogni credente  è parte in causa di questa trasformazione del mondo, Pietro esorta i fedeli a fare di tutto perché, alla sua venuta, il Signore li trovi “in pace, senza colpa e senza macchia”. Si rimane colmi di stupore nel pensare come Dio, pur promettendo cieli nuovi e terra nuova, in cui abiterà la giustizia, non vuole fare nulla senza la piena cooperazione dell’uomo.

Non guardiamo allora all’avvento solo come preparazione liturgica al Natale. L’Avvento è una situazione di vita che ci colloca nel presente, ma con il cuore e gli occhi rivolti verso un futuro che noi stessi siamo chiamati ad iniziare già qui ed ora. L’Avvento è tempo del seme che attende nel silenzio e nell’oscurità della terra per venire fuori nella stagione propizia. Senza la semina i germogli non potranno spuntare. L’Avvento è tempo di speranza, ma di speranza viva che comincia già ad anticipare quello si attende perché comincia già a darne i segni qui ed ora. La speranza non se ne sta con le mani in mano e non vive nel mondo dei sogni, ma comincia a dare un volto e una dimensione concreta ai sogni. La pace e la giustizia nascono nel cuore, si illuminano con la parola e prendono forma con la mie mani, i miei piedi, i miei occhi e le mie orecchie. Se voglio la pace non posso contentarmi solo a desiderarla, ma devo cominciare a compiere gesti di pace veri, costruttivi, che mi coinvolgono in prima persona. Lo stesso vale per la giustizia, l’onestà, il perdono, l’accoglienza e la fraternità.

Non lasciamoci togliere via il dono dell’Avvento, la capacità di lasciarci stupire da quello che Dio può e vuole compiere in noi, per noi e per mezzo di noi. Osiamo fare un cenno di saluto a quella persona che da tempo abbiamo ignorato e considerato come se fosse morta per noi. Rischiamo di chiedere perdono alle persone che abbiamo offeso ed offrire il perdono a quelle che ci hanno fatto del male. Sono gesti di speranza, sono semi di pace e di riconciliazione che seminiamo nel campo della nostra vita. Proviamo a regalare un po’ di tempo magari a un nostro parente o familiare o conoscente che si trova solo e aspetta che qualcuno di ricordi di lui. L’Avvento è il tempo della fantasia dello Spirito che ci muove a pensieri e gesti che permettono all’amore e alla verità di incontrarsi, alla giustizia e alla pace di abbracciarsi. Lasciamoci sedurre dal pensiero di compiere un gesto di gentilezza, di generosità, di amicizia sincera, di donare un sorriso o un gesto di affetto, ed allora vedremo la nostra luce brillare come l’aurora del nuovo giorno che aspettiamo.

Padre Pino (Giuseppe Licciardi)